Dopo la zona rossa a livello nazionale per la tre giorni delle festività pasquali si torna alle colorazioni per Regioni. Due soli i colori possibili, cioè il rosso e l’arancione. Infatti stando alle ultime notizie, per tutto aprile zone gialle non potranno essere previste.
Ma dal momento che la campagna vaccinale è in corso (e presto dovrebbero essere disponibili nuovi vaccini come il Johnson & Johnson), dove anche i numeri dei contagi lo permetteranno, il governo sembra intenzionato a iniziare con le riaperture. Nulla è ancora deciso ma già nascono i primi dissapori e le prime polemiche.
Infatti se fin dalla primavera del 2020 c’è stata la netta impressione che le nostre autorità abbiano spinto per una unità nazionale in materia di restrizioni, adesso si pensa a riaprire localmente dove possibile, con una possibile discriminazione per le Regioni meno virtuose perché meno ricche.
Le zone e cosa sta per accadere
La zona rossa è quella con il maggiore indice di rischio Covid. Non si può uscire di casa senza autocertificazione e gli spostamenti sono limitati allo stretto necessario. Questa la principale differenza tra zone arancioni e zone rosse, alla quale va aggiunta la chiusura di alcune attività come i parrucchieri (aperti in arancione e chiusi in rosso). Per tutte le altre attività che sono al centro delle polemiche per le chiusure, come ristoranti, bar e simili, rosso o arancione non cambia nulla. Si può fare asporto o domicilio, con alcolici vietati dopo le 18.
Per tutto aprile zero zone gialle, dove per esempio, proprio bar e ristoranti potevano fare servizio al banco fino alle 18. Nel frattempo si pensa a riaprire le scuole fino alle medie anche in zona rossa (forse fino alla prima media mentre in arancione fino alla terza media).
Anomalie di una situazione emergenziale ancora complicata.
Si va verso una discriminazione regionale
Ma la luce in fondo al tunnel inizia a intravedersi, questo ciò che si sente dire da politica ed esperti. Soprattutto grazie alla campagna vaccinale, ipotizzare riaperture non è esercizio azzardato, soprattutto se i numeri dei contagi lo permetteranno.
Contagi e vaccini, questi i dati cruciali su cui si potrebbero avere riaperture su base locale. Ma c’è chi parla già di discriminazioni, perché appare ipotizzabile che le prime Regioni che potrebbero diventare virtuose sono quelle ricche del Nord, Regioni che hanno la potenza economica e le strutture sanitarie migliori e dove la campagna vaccinale inevitabilmente procede più spedita.
L’idea di fondo è quella di riaprire, perché non si può tenere chiuso un parrucchiere in una Regione dove i contagi sono bassi e dove i vaccini sono andati bene numericamente, solo perché ci sono Regioni meno virtuose.
I critici però sostengono che sia lo stesso discorso che si poteva fare nei mesi di grave crisi in Lombardia, Veneto e in tutte le Regioni del Nord, quando si decise di chiudere tutto anche al Sud, dove i contagi non sembravano rilevanti.