Imu 2020, aumento e nuova rata a febbraio per molti italiani

Tutta la verità sulla sanatoria delle cartelle e perché bisogna capire bene ciò che non sarà più da pagare e ciò che invece resterà.

Imu, Tasi e Tarsu (ma anche Tares), sono i tributi locali che per milioni di italiani da anni rappresentano un appuntamento fisso ogni anno. Sono i balzelli che formano la IUC, l’imposta unica comunale. Con la riforma dell’Imu, la Tasi (tassa sui servizi indivisibili) è stata cancellata ed accorpata all’Imposta Municipale Unica. Questo nel 2020 produrrà un effetto particolare che è quello di un aumento dell’imposta da versare, con il saldo che scatterà il 16 giugno (il rinvio della scadenza o la cancellazione del saldo riguarderà probabilmente solo le attività di impresa che hanno subito le chiusure per il Covid), che potrebbe non essere definitivo. In pratica, c’è il rischio concreto che nel 2021 le famiglie dovranno tornare a pagare l’Imu 2020, con una terza rata aggiuntiva. Un effetto causato dal Coronavirus e dall’emergenza di questi mesi che ha prodotto lo slittamento delle scadenze a cui i Comuni sono tenuti.

Imu 2020, si chiude a conguaglio nel 2021, a febbraio

Ricapitolando, l’Imu 2020 ha chiamato alla cassa gli italiani, come consuetudine, lo scorso 16 giugno, per il versamento in acconto. Adesso le stesse persone che hanno pagato a giugno, torneranno alla cassa per il versamento a saldo il 16 dicembre. Nessuna proroga è sopraggiunta per l’Imu 2020 (con Tasi accorpata) per le famiglie, che quindi dovranno rispettare questa scadenza. Per via dei ritardi con cui i Comuni stanno deliberando le aliquote 2020, è assai probabile che per l’Imu 2020 ci sarà una terza rata a febbraio,, con un conguaglio finale che dovrebbe essere senza interessi aggiunti.

Perché una rata aggiuntiva?

Il governo per via dell’emergenza Covid ha consentito ai Comuni di deliberare le nuove aliquote Imu in ritardo rispetto alla classica scadenza del 30 ottobre. Per via della situazione emergenziale, ai Comuni è stato dato più tempo, con la scadenza differita al 16 novembre, che di fatto sposta la data ultima per emanare l’atto entro il 31 gennaio 2021.

In pratica, delibera con le aliquote definitive che slitta a dopo la scadenza del saldo, e così gli italiani che abitano in Comuni dove non hanno ancora deliberato, dovranno pagare l’Imu a saldo il 16 dicembre, con lo stesso importo dell’acconto di giugno, salvo poi, a delibera emanata, versare il surplus entro il 28 febbraio 2020. Un surplus in aumento, perché oltre la metà dei Comuni italiani per tamponare la perdita di gettito dovuta alla cancellazione della Tasi, hanno deciso di aumentare le aliquote dell’Imu (il governo ha dato mano libera ai Comuni in questo senso).

Total
17
Shares