Pensioni: flessibilità solo per alcune categorie, per gli altri resta la Fornero

Mario nava
Nella bozza del Recovery Plan sulle pensioni c’è solo la cancellazione di quota 100 e una apertura a ragionare sulle attività logoranti.
42 anni e 10 mesi

Dal 2022 per la stragrande maggioranza dei lavoratori italiani che pensano di andare in pensione non resterà altro che la legge Fornero. Il Recovery Plan, o almeno, l’ultima bozza del programma con cui l’Italia e il suo esecutivo dovrebbero spendere i soldi provenienti dalla UE lascia poche speranze per una riforma incentrata sulla flessibilità.

Dalla bozza l’unica certezza è la cancellazione di quota 100. Per il resto non esiste alcun accenno a quota 102, quota 41 per tutti, flessibilità in uscita e tutte le altre ipotesi di cui da mesi si parla.

Flessibilità solo per determinate categorie

Non si può parlare di doccia gelata ma ci siamo vicini, perché in barba a tutte le aspettative dei lavoratori, il post quota 100 sarà cupo come i più scettici tra l’altro già immaginavano. La UE non concederà mai aperture a misure che vadano ad incidere in misura pesante sui conti pubblici. Questo è un dato di fatto ed era inimmaginabile che nel piano di spesa del Recovery il governo nostrano inserisse misure in contrasto con i diktat europei.

Solo alcune categorie saranno tutelate dalla flessibilità

Tra le oltre 300 pagine della bozza del Recovery Plan c’è anche un passaggio sulle pensioni e riguarda la conferma della fine di quota 100 ma anche la conferma che l’intervento che il governo ha in programma riguarderà solo determinate categorie di lavoratori.

La flessibilità in uscita sarà riservata esclusivamente a una parte di lavoratori e non sarà aperta alla generalità dei lavoratori. Niente misura alternativa a quota 100 dunque e rischio scalone di 5 anni sempre più concreto.

Nella bozza del Recovery Plan si evidenzia testualmente che “in tema di pensioni, la fase transitoria di applicazione della cosiddetta Quota 100 terminerà a fine anno”, e quindi vietato sognare e interpretazioni che non possono aprire ad alcun scenario positivo per i lavoratori.

Un intervento monco

Bisognerà adesso aspettare le reazioni dei sindacati ed anche quelle della politica, per lo meno della parte che più spingeva verso interventi in materia previdenziale (Salvini e la Lega su tutti). La quota 41 per tutti, anche se con penalità che Salvini aveva lanciato come disegno di legge della Lega tempo fa diventa un autentica  “Chimera”.  Figuriamoci la quota 41 per tutti di matrice sindacale, senza penalizzazioni e senza tagli. E nemmeno la flessibilità a 62 anni come le parti sociali sostenevano dovesse essere corretto il sistema previdenziale.

Se mai dovessero ripartire i tavoli, con le parti sociali e il governo a discutere di previdenza, oggi appare azzardata qualsiasi ipotesi di intervento che sia diverso da una flessibilità monca come quella di cui sembra trattare il Recovery Plan.

Un intervento previdenziale che rischia di diventare una rivisitazione dell’Ape sociale per quanto riguarda la gravosità del lavoro. Tra l’altro occorre anche creare quella commissione ad hoc che decida quante e quali siano davvero le attività gravose perché non bisogna dimenticare le tante categorie che sono state lasciate fuori dall’Ape sociale per i lavori gravosi.

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