Saldo Imu 16 dicembre, ecco chi è esonerato e chi stranamente non lo è

decreto ristori

Sta per arrivare la seconda scadenza annuale dell’Imu sulle seconde case. Infatti il 16 dicembre scade la rata a saldo del 2020. Quest’anno per l’emergenza Covid, molte tasse e molte scadenze sono state posticipate e qualcosa anche per la seconda rata Imu cambierà. Infatti tra decreto Agosto e tra i nuovi decreti Ristori, le attività che hanno subito le maggiori conseguenze negative delle chiusure per via della pandemia, dovrebbero essere esentate dal pagamento del balzello. Un esonero che non riguarda le famiglie e che sembra non incrociare molte problematiche presenti nel tessuto sociale del Paese.

Saldo Imu, per chi vale l’esonero?

Il 16 dicembre si dovrà versare il saldo dell’imposta municipale unica, quella che grava sulle seconde case degli italiani. Dopo la rata scaduta il 16 giugno, il cosiddetto acconto, adesso si passa al saldo. Le chiusure anticipate dei negozi, dei ristoranti, dei bar, o le chiusure totali di palestre, piscine e così via, hanno spinto il governo a decidere di abbuonare questa rata per i gestori di queste attività, a prescindere dalla zona di sede dell’attività, cioè gialla, arancione o rossa.

Esonero dal pagamento della seconda rata dell’Imu per le attività che sono state inserite nell’allegato 2 del decreto Ristori bis e che sono state implementate nel decreto Ristori quater.

Il problema degli immobili sfitti e del divieto di sfratto

Gli immobili sono entrati in altri provvedimenti del governo, molti dei quali relativi agli inquilini delle case, quelli che in pratica vivono in affitto. Il divieto di sfratto è una delle misure volte a dare ossigeno, aiuto e sostegno a chi è in difficoltà con il pagamento degli affitti. Ma l’aiuto a chi vive in affitto non coincide con l’aiuto per il proprietario della casa. Questo è il motivo per cui l’opposizione di governo chiede l’intervento in esonero dall’Imu anche per i titolari di appartamenti che adesso sono del tutto improduttivi, vuoi perché vuoti e sfitti, oppure perché rientranti in una situazione come quella prima descritta, con l’inquilino che da mesi non paga il canone di fitto e con l’impossibilità di sfrattarlo.

Infatti oggi, escludendo quelle attività per le quali si è deciso di annullare l’acconto Imu, l’Imposta dovrà pagarla chi ha l’immobile sfitto, chi lo ha inagibile, chi non riceve il canone da mesi e chi è assoggettato al blocco degli sfratti.

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