Versare i contributi previdenziali è fondamentale per diversi motivi. Prima di tutto perché nel sistema previdenziale se si parla di pensioni, non esistono misure che consentono di prenderla se non sono stati versati il giusto numero di anni di contributi previsti. Poi però c’è da dire anche che i contributi sono fondamentali perché più se ne versano più si prende di pensione. Queste sono le regole, soprattutto nel sistema contributivo. Un sistema previdenziale il nostro, con regole per andare in pensione che sono basate sull’ammontare dei contributi versati e non sulle ultime retribuzioni come invece funzionava il sistema retributivo. Detto questo oggi cerchiamo di dare una risposta quando più esaustiva possibile a chi ci chiede quando è possibile prendere di pensione se sono stati versati i pochi contributi.
Quando prendo di pensione se ho versato pochi contributi
La prima cosa su cui bisogna fare un approfondito distinguo è che una cosa è la previdenza è una cosa è l’assistenza. Esistono infatti misure previdenziali che un contribuente può sfruttare nel momento in cui ha versato il giusto numero di anni di contributi. In questo caso parliamo di pensioni in quanto tali. Per esempio con 20 anni di contributi versati si può andare in pensione di vecchiaia oppure si può andare in pensione con le anticipate contributive. Più contributi si versano più misure si possono sfruttare. Con 30 anni per esempio si può entrare nel circuito dell’Ape sociale mentre con 41 anni si può andare in pensione con la quota 103 oppure con la quota 41 per i precoci. Infine con 42 anni e 10 mesi di contributi si può prendere la pensione anticipata ordinaria. Senza contributi o con contributi inferiori ai limiti di queste misure, l’alternativa è il sistema assistenziale. Con la principale misura che si chiama Assegno Sociale. Parliamo quindi di quella che una volta si chiamava pensione sociale.
Le regole di calcolo della pensione
Più contributi si versano più si prende di pensione. Tutto ciò che un contribuente versa nel sistema contributivo finisce nel salvadanaio che è il montante contributivo. In questo modo quanto versato durante il lavoro si accumula. E una volta che si deve andare in pensione si apre il salvadanaio, si vede quanto è stato versato e si rivaluta tutto al tasso di inflazione. Poi si passa il risultato per i coefficienti che da gennaio sono stati aggiornati in peggio. Ma che restano sempre tanto più favorevoli quanto più alta è l’età di uscita.
Andare in pensione senza contributi non è possibile ma con l’Assegno Sociale si può prendere la principale misura assistenziale. Che vale circa 538 euro al mese.
Se invece parliamo di pensioni con i contributi, è evidente che chi ne ha pochi prende poco. Il sistema però dà delle agevolazioni. Infatti c’è l’integrazione al trattamento minimo e ci sono le maggiorazioni. Infatti una pensione se non arriva ad essere dentro un determinato limite viene integrata fino a 603 euro circa al mese nel 2025.
Importi della pensione fondamentali anche per il diritto a lasciare il lavoro
L’importo della pensione è fondamentale, perché ci sono anche misure che prevedono un determinato limite altrimenti non si possono sfruttare. L’esempio sono le pensioni per chi non ha mai versato prima del 1996. Per i contributivi puri infatti la pensione di vecchiaia che si dovrebbe centrare con 67 anni di età e 20 anni di versamenti semplicemente, alla fine prevede che bisogna arrivare come importo a quello dell’Assegno Sociale in vigore nell’anno di uscita. E per le pensioni anticipate contributive va ancora peggio. Perché bisogna arrivare a 3 volte l’importo dell’Assegno Sociale per tutti i lavoratori e per le lavoratrici senza figli. Invece per le lavoratrici con figli la soglia cala a 2,6 o 2,8 volte in base al numero di figli avuti.