Errori calcolo pensione Errori calcolo pensione

Anche a 61 anni un assegno come fosse una pensione, ecco quando

Anche a 61 anni un assegno come fosse una pensione, ecco quando il lavoratore può sfruttare canali anticipati.

Se c’è un modo per aspettare la pensione interrompendo il lavoro ma godendo di una rendita mensile, deve passare per forza di cose dall’INPS. Una via infatti sarebbe quella di prendere rendite, assegni o sussidi, in attesa di arrivare alla giusta età pensionabile. Sempre l’INPS eroga queste indennità, anche se per alcune misure, chi caccia davvero i soldi è l’INPS.

La Naspi prima delle pensione

Chi perde il lavoro a 65 anni per tirare avanti dovrà per forza di cose scegliere una via alternativa alla classica pensione. può richiedere all’INPS il principale ammortizzatore sociale che l’Istituto prevede. Si chiama NASPI ed è l’indennità per disoccupati INPS che riguarda qualunque persona perde il lavoro per colpa non sua. Solo chi si dimette volontariamente non ha diritto alla NASPI, sempre che le dimissioni non siano per giusta causa. In questo caso NASPI spettante comunque. L’indennità per disoccupati come durata può arrivare a 24 mesi, perché l’indennità viene erogata per la metà delle settimane lavorate nei 4 anni precedenti. quindi, chi perde il lavoro a 65 anni può aspettare con l’incasso della Naspi, l’arrivo dei 67 anni che significano pensione di vecchiaia. Va detto che la Naspi cessa di essere erogata al disoccupato proprio al compimento dei 67 anni di età.

L’INPS paga anche l’Ape sociale

C’è una misura che anche se rientra nel novero delle pensioni, somiglia più ad un ammortizzatore sociale erogato per gli anni che mancano alla pensione. Parliamo dell’Ape sociale, una misura che effettivamente viene erogata a partire dai 63 anni e fino alla data di compimento dei 67 anni. Servono però 36 anni di contributi. Ma non solo. Bisogna essere alle prese coi lavori gravosi o in alternativa essere disoccupati, invalidi o caregivers. Per queste tre ultime platee bastano 30 anni di contributi. Le paga sempre l’INPS, ma sono indennità finanziate dal datore di lavoro e si chiamano contratto di espansione e isopensione. Sono due misure che incentivano l’esodo nelle aziende. E devono passare da accordi in sede governativa, ma coi sindacati.

Esodi e pensione anticipata

L’isopensione permette di uscire dal lavoro già a 60 anni di età e quindi a chi si trova a 7 anni dalla quiescenza. L’azienda finanzia un assegno pari alla pensione maturata che il dipendente interessato percepisce fino al raggiungimento dei 67 anni di età. Con il contratto di espansione, che riguarda aziende più grandi di quelle che rientrano nell’isopensione (minimo 50 dipendenti in organico e non 15), si puà uscire se ci si trova a 5 anni dall’età pensionabile di vecchiaia (67 anni) o a 5 anni dai contributi utili alle pensioni anticipate (42,10 per gli uomini e 41,10 per le donne).