Polemiche a pioggia accompagnano la manovra finanziaria del governo Meloni. Ma questa cosa non è certo una novità visto che ogni manovra finanziaria di ogni governo presenta polemiche a non finire a prescindere dal colore politico dell’esecutivo. Oggi se dovessimo riassumere in poche parole ciò che si contesta alla nuova manovra è che è indirizzata ai ricchi e non guarda alle fasce meno abbienti della popolazione. Ma è davvero così? Ecco cosa la manovra offre in base alle fasce della popolazione. E come le novità dell’ultima legge di Bilancio si uniscono a quelle delle precedenti manovre.
Cosa c’è nella manovra finanziaria per i ricchi e i poveri: ecco la verità oltre le polemiche
Il governo ha confermato fino al 2027 la Carta Dedicata a Te. Si tratta della Social Card che una volta al’anno viene caricata e che va a famiglie con un ISEE al di sotto dei 15.000 euro. Famiglie quindi con ISEE basso ma non solo.
Perché il meccanismo prevede che l’INPS stili la graduatoria dei potenziali aventi diritto e con i Comuni si provvede a ricaricare queste card. Con un importo una tantum che negli ultimi anni è di 500 euro esatti. Una graduatoria che oltre a dare priorità in base all’ISEE la da anche in base alla composizione del nucleo familiare.
La leader del PD Elly Schlein ha dichiarato che il governo Meloni nella manovra guarda solo ai ricchi. Il riferimento che ha fatto è al taglio del secondo scaglione IRPEF, quello del cosiddetto ceto medio. Si tratta di contribuneti che hanno tra i 28.000 ed i 50.000 euro con un taglio dell’IRPEF che produce fino a 440 euro di guadagno.
Secondo la segretaria del PD, i 440 euro finiranno nelle tasche di chi ha redditi da 199.999 euro mentre per chi ha redditi da 30.000 euro godrà di soli 30 euro di risparmio. Tutto vero perché effettivamente sarà così. Il taglio del secondo scaglione che riduce dal 35% al 33% l’aliquota IRPEF sulla parte dei redditi tra 28.000 e 50.000 euro finisce con il dare di più man mano che sale il reddito. Fino a non essere previsto per i redditi oltre 200.000 euro.
Ora, come slogan giusto che la Schlein sottolinei che i 440 euro di minore imposta da versare sarà appannaggio di soggetti che con redditi da 199.999 poveri non possono essere considerati. Ma è altrettanto vero che questi 440 euro finiranno nelle tasche di soggetti con 50.000 euro di reddito o poco più. E questi ricchi non possono certo essere considerati.
Patrimoniale, polemiche e tanto altro
La patrimoniale è la cosa che in questi giorni è tornata all’attenzione dei media perché ne hanno parlato le opposizioni del governo (chi più chi meno). Patrimoniale per i ricchi che devono dare di più in una fase economica come la nostra. Il pensiero secco è di Bonelli, leader di Alleanza Verdi e Sinistra. La Schlein invece parla di patrimoniale a livello europeo, ma più per prendere le distanze da un provvedimento che ha le sue controindicazioni.
Va ricordato, anche guardando a sinistra, che mettere tasse sugli extra-profitti, sui super ricchi e su chi ha ricchezza in genere non sempre è una cosa che produce gli effetti desiderati. Basti ricordare la vicenda della tassa sulle barche, con il fuggi fuggi generale verso le coste della Corsica, della Croazia, della Tunisia e così via dicendo. Con l’indotto che genera il settore che naturalmente va ad arricchire i Paesi ospitanti.
Tassare i più ricchi può essere controproducente
Tassare di più e tanto chi produce ricchezza rischia di far scappare via questo soggetto. Lo dimostrano i vari casi di super ricchi che spostano la residenza fiscale all’estero. A volte lo fanno anche le imprese e le aziende.
Che in questo modo, fuggendo da un Paese dove ti tassano duramente, si portano via anche la ricchezza indotta che generano magari per le loro spese o per i posti di lavoro che danno. Se ad uno sceicco diciamo di venire in Italia ma che ci deve dare il 50% della sua ricchezza prodotta in un anno (ma è solo un esempio), è probabile che questo sceicco decida di andare altrove, altro che l’Italia.
Tornando alla manovra, ma anche all’operato del governo nei suoi tre anni e più di governo, va detto che il taglio del secondo scaglione IRPEF fa il paio con la riduzione da 4 a 3 scaglioni di imposta. Già lo scorso anno fu deciso di portare tutti i redditi tra i 15.000 ed i 28.000 euro ad essere tassati al 23% e non al 25%. Ci furono fino a 260 euro di guadagno in quel caso. Per rilanciare le natalità il governo poi ha confermato per due anni il premio da 1.000 euro per ogni nuovo nato.