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Dall’INPS un aumento di pensione da 25, 82 o 136 euro al mese, ecco i requisiti

Sulle pensioni si fa sempre un gran parlare dei requisiti di accesso e poche volte dei requisiti per prendere un trattamento maggiore. Eppure ci sono delle normative che consentono a chi prende una pensione minima o piuttosto bassa, di rendere il trattamento più “ricco”. Integrazioni al trattamento minimo e maggiorazioni sono termini di uso comune, ma di cui non tutti conoscono il meccanismo. Per esempio, si può avere dall’INPS un aumento di pensione da 25, 82 o 136 euro al mese, in base a diversi fattori tra cui l’età. Sono le cifre delle cosiddette maggiorazioni sociali. E adesso vedremo di cosa si tratta.

Dall’INPS un aumento di pensione da 25, 82 o 136 euro al mese, ecco i requisiti

Statistiche alla mano, quasi un pensionato su 3 dovrebbe ricevere una pensione che come importo prevede la corresponsione di trattamenti aggiuntivi quali sono le maggiorazioni sociali. Parliamo di pensioni basse naturalmente, che grazie a questi importi aggiuntivi potrebbero diventare più dignitose, anche se di poco. Maggiorazioni sociali ad importo variabile che non vengono erogate automaticamente dall’INPS ma che devono essere richieste dai pensionati interessati. E sono tra le voci che maggiormente producono il noto effetto dei diritti inespressi, cioè di alcuni diritti che i pensionati hanno ma che non ricevono perché sono loro stessi a non richiederli. Per scarsa informazione naturalmente, ma anche perché non tutti hanno facilità ad utilizzare gli strumenti tecnologici. Ed oggi questi strumenti sono fondamentali per essere al passo e fare le cose come l’INPS vuole.

Il modello Obis/M e perché sarebbe necessario controllarlo

Per le maggiorazioni sociali, chi intende richiedere o semplicemente verificare se ne ha diritto, il passaggio propedeutico è quello del modello Obis/M. Si tratta della busta paga del pensionato, o del prospetto paga della pensione. In questo modulo ci sono le voci attive e passive che compongono il trattamento e dove un pensionato può verificare per esempio, se l’INPS paga le maggiorazioni sociali di cui ha diritto. Il modello prima era inviato al pensionato annualmente da parte dell’INPS tramite posta. Adesso invece il modello è sempre aggiornato annualmente, ma deve essere il pensionato a recuperarlo dal sito dell’INPS accedendo con le credenziali SPID, CIE o CNS all’area riservata. Oppure delegando un Patronato o CAF. E senza questo documento, che molti ignari nemmeno sanno di dover visionare, c’è chi perde il diritto alle maggiorazioni.

La maggiorazione variabile in base all’età del pensionato

Con il controllo del modello Obis/M, se mancano le maggiorazioni sociali si può ovviare. Anzi, si deve ovviare perché parliamo di somme importanti. Ai pensionati con un’età pari ad almeno 60 anni di età spetta la maggiorazione sociale. Lo prevede l’articolo numero 1 della legge numero 544 del 1988. Dove si sottolinea che spetta ai titolari di pensione a carico dell’AGO, della gestione speciale dei coltivatori diretti, mezzadri e coloni, degli artigiani e dei commercianti, nonché delle forme esclusive e sostitutive dell’AGO. Bisogna rispettare determinati limiti reddituali. E la maggiorazione è variabile in base all’età del diretto interessato, e nello specifico:

  • 25,83 euro al mese per pensionati con età tra i 60 e i 65 anni non ancora compiuti;
  • 82,64 euro al mese per pensionati con età compresa tra i 65 e i 70 anni non compiuti;
  • 136,44 euro al mese per pensionati con almeno 70 anni senza diritto alla quattordicesima;
  • 124,44 euro al mese per pensionati con almeno 70 anni che hanno diritto alla quattordicesima.