In un recente video pubblicato su TikTok si vede la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein che attacca, in Parlamento, frontalmente Giorgia Meloni, accusandola di “continuare a mentire sui tagli alla sanità pubblica”. Il riferimento è alle affermazioni della premier secondo cui non ci sarebbe stata alcuna riduzione dei fondi al Servizio Sanitario Nazionale.
Secondo Schlein, i fondi destinati alla sanità non tengono il passo con l’inflazione e con le necessità reali del sistema. A suo dire, il governo sta progressivamente indebolendo la sanità pubblica, favorendo di fatto quella privata, dove i tempi sono più rapidi, ma i costi sono spesso proibitivi per i cittadini comuni. La Schlei accusa il governo di aver portato i costi della sanità ad aumentare del 10% (guarda caso stesso importo destinato alla riforma dell’Irpef) e gravare sulle tasche dei cittadini, perché, come sottolinea la segretaria del Pd “Voi togliete con una mano quello che fingete di dare con l’altra”.
Le liste d’attesa: un problema esploso
Uno dei nodi centrali nella critica dell’opposizione è quello delle liste d’attesa, divenute ormai insostenibili. In molte regioni italiane, prenotare un esame diagnostico o una visita specialistica tramite il SSN può richiedere mesi. Di fronte a questi tempi, molti cittadini sono costretti a rivolgersi a strutture private, dove la stessa prestazione è disponibile in pochi giorni, ma con costi anche elevati. Questa situazione genera una sanità a due velocità, dove chi ha disponibilità economica riesce a curarsi, mentre gli altri devono aspettare o rinunciare.
Secondo un rapporto di Cittadinanzattiva, nel 2023 ben 4 italiani su 10 hanno pagato di tasca propria per aggirare le liste d’attesa. Il ricorso al privato non è più una scelta, ma una necessità per chi non può attendere mesi per una TAC o una visita oncologica.
I costi in aumento per le famiglie
Altro aspetto denunciato da Elly Schlein è il crescente spostamento dei costi sulla spesa privata dei cittadini. Secondo i dati OCSE e ISTAT, oltre il 23% della spesa sanitaria totale italiana è sostenuta direttamente dalle famiglie, una delle percentuali più alte in Europa occidentale. Questo trend è in aumento: visite specialistiche, esami diagnostici, ma anche farmaci e cure odontoiatriche vengono spesso pagati interamente di tasca propria, aggravando il carico economico sulle famiglie a reddito medio e basso.
Il problema si acuisce se si considera la frammentazione regionale del sistema sanitario italiano. Le regioni del nord, in generale, presentano tempi di attesa più brevi e maggiore efficienza, mentre al sud si registrano ritardi cronici, carenza di personale e infrastrutture obsolete. Questa spaccatura crea ulteriori disuguaglianze nell’accesso alle cure, violando il principio di equità su cui si fonda il SSN.
Che ci siano stati tagli reali o mancati investimenti strutturali, il risultato concreto è che milioni di italiani faticano ad accedere a cure tempestive. Se non si interviene rapidamente, il rischio è quello di minare alla base uno dei pilastri fondamentali dello Stato sociale italiano: l’universalità del diritto alla salute.