In pensione 7 anni prima? ecco come fare e con quali misure

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Come andare in pensione prima sfruttando il lavoro svolto durante la carriera.
pensioni

Andare in pensione prima è possibile ma molto dipende dal lavoro svolto. Le possibilità che offre la legge sono diverse. Perché c’è il lavoro gravoso, c’è quello usurante, e c’è pure quello svolto in aziende con almeno 15 o 50 dipendenti in organico. In base al lavoro svolto, cambiano le possibilità di uscita. Ma in ogni caso sono vantaggiose come età rispetto ai requisiti ordinari.

In pensione 7 anni prima? ecco come fare e con quali misure

anticipare la pensione

Chi svolge un lavoro usurante come previsto dal decreto legislativo n° 67/2011, ha una sua particolare misura di pensionamento anticipato già a 61 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi versati. Bisogna però completare la quota 97,6 e rientrare in una delle attività previste dal Dlgs prima citato. Chi svolge un lavoro gravoso come previsto dalla legge di Bilancio del 2018 invece, rientra non in una, ma in due misure (anche se per una delle due le categorie di lavoro gravoso sono di meno rispetto all’altra). Sia per i lavori gravosi che per gli usuranti, la pensione di vecchiaia può essere presa a 66 anni e 7 mesi di età e non a 67 anni perché i requisiti per chi svolge queste attività sono rimasti quelli prima dell’adeguamento all’aspettativa di vita della popolazione. Invece dei classici 20 anni di contributi però ne servono 30.

Lavoro gravoso, come sfruttare l’APE o la quota 41

Per il lavoro gravoso si può andare in quiescenza con la quota 41 per i precoci. Bastano 41 anni di contributi, dei quali 35 effettivi da lavoro e almeno 12 mesi versati prima dei 19 anni di età, e non ci sono limiti anagrafici per la misura. Lavoro gravoso però anche per l’Ape sociale con almeno 36 anni di contributi versati ed almeno 63 anni di età (tranne gli edili e i ceramisti che escono con 32 anni di versamenti). Il lavoro gravoso per l’APE sociale ha numerose categorie mentre per la quota 41 sono rimaste le stesse 15 che inizialmente valevano anche per l’APE.

Isopensione e contratti di espansione

Quelle prima citate sono misure di pensionamento vere e proprie, con il lavoratore che può fare tutto da solo con l’INPS. Ma ci sono scivoli che tirano dentro anche il datore di lavoro per favorire il pensionamento anticipato del dipendente, anche 7 anni prima. Il lavoratore assunto in aziende che avviano i contratti di espansione, può godere di un autentico prepensionamento a partire dai 62 anni di età o con almeno 37,10 anni di contributi senza limiti di età. Si tratta di dipendenti di aziende con almeno 50 addetti in organico, che sottoscrivono un accordo in sede governativa coi sindacati e che si trovano a non più di 5 anni dalla pensione di vecchiaia o da quella anticipata. La pensione è pagata mensilmente dall’INPS ma finanziata dall’azienda. Sempre passando da accordi azienda-sindacati, i dipendenti a 7 anni dalla pensione che prestano servizio in aziende con almeno 15 dipendenti in organico possono sfruttare l’Isopensione. Anche in questo caso uno scivolo aziendale, con il datore di lavoro a finanziare l’operazione prepensionamento che può partire dai 60 anni di età.

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