Nucleo familiare e Isee: come uscire fuori sdoppiando l’immobile

Mario nava
Uscire fuori dal nucleo familiare si può, ma occorre sdoppiare l’immobile.
assegno di inclusione

Capita spesso che una prestazione agevolata, un sussidio o la partecipazione ad un concorso vengano minate dal reddito della famiglia di cui si fa parte. È il caso del giovane disoccupato per esempio, con genitori che lavorano e producono inevitabilmente reddito e magari che hanno proprietà immobiliari e mobiliari che fanno salire sia la situazione reddituale del nucleo familiare che l’Isee.

La stragrande maggioranza delle prestazioni a carattere assistenziale, come per esempio il reddito di cittadinanza, oppure la riduzione delle tasse universitarie o la partecipazione a qualche concorso o borsa di studio, dipende dall’Isee.

E sovente il limite Isee previsto dalle misure che si intende richiedere, viene superato proprio per via del reddito dei genitori. Al contrario, una famiglia che potrebbe beneficiare di alcune prestazioni può esserne esclusa per via del reddito dei figli presenti nel nucleo familiare. È il caso delle riduzioni delle bollette per l’energia elettrica o per il gas ad uso abitativo per esempio.

Oppure è il caso dei canoni di affitto delle case di edilizia pubblica residenziale, che il più delle volte è collegato proprio al reddito familiare. Per questo molti si chiedono se sia possibile formare un nucleo familiare a parte all’interno della stessa residenza. In pratica, ci si chiede se è possibile uscire dal nucleo familiare senza cambiare residenza. La prima cosa da dire è che la possibilità esiste, ma bisogna rispettare alcuni vincoli.

Nucleo familiare e residenza, cosa accade ai fini fiscali

In linea generale il nucleo familiare è quello che risulta iscritto all’anagrafe del proprio Comune di residenza. Infatti basta andare all’Ufficio competente del Comune per richiedere lo Stato di Famiglia e verificare la composizione dello stesso.

Questo perché il nucleo familiare altro non è che l’insieme delle persone che vivono sotto lo stesso tetto. E questo vale anche dal punto di vista fiscale poiché il nucleo familiare è costituito dai soggetti componenti la famiglia anagrafica. Anzi, dal punto di vista fiscale esiste il caso di composizione del nucleo familiare con soggetti a carico anche se non conviventi.

La figura del soggetto a carico fiscalmente è molto importante, perché per soggetto a carico si intende colui che non ha l’autonomia reddituale e che vive a carico del portatore di reddito di un nucleo familiare.

Questa figura di soggetto a carico ai fini Isee determina l’abbassamento dell’indicatore, perché a parità di reddito e di proprietà un soggetto con a carico coniuge e un figlio avrà un Isee più alto di uno che ha invece coniuge e due figli.

Per soggetti a carico fiscale si intende il coniuge non legalmente separato, i figli, i nipoti, i genitori, i fratelli, le sorelle a condizione che ci sia un reddito lordo annuo inferiore a 2.840,51 euro o inferiore a 4.000,00 euro per i figli minori di 24 anni.

Come uscire dal nucleo familiare

Se per il soggetto a carico abbiamo capito che può esserlo anche un figlio che vive in un’altra città rispetto al genitore, magari per motivi di studio, diverso è il caso di un soggetto che non è a carico ma che vive con il genitore.

Infatti se nel primo caso sono evidenti i vantaggi in termini di Isee, dato che il soggetto a carico abbassa l’indicatore, diverso è quando il figlio a carico ha redditi propri che portano ad un aumento dell’indicatore. Qualsiasi dichiarazione mendace, fatta senza seguire le regole è punibile dalla legge. Non può essere eliminato un componente dal nucleo familiare per scelta.

Ma va detto che esistono metodi legali per ottenere due stati di famiglia, anche se in pratica se si è co-residenti e se esistono vincoli di parentela, di affinità, di matrimonio, di tutela o affettivi, questa pratica non dovrebbe essere possibile. La soluzione è quella di dividere l’unità immobiliare sede della residenza del nucleo familiare. Naturalmente dove è possibile. Infatti sdoppiare una unità immobiliare è una pratica edilizia legale.

Bisogna farsi assistere da un professionista come può essere un ingegnere, un geometra o un architetto perché occorre presentare al proprio Comune la Comunicazione di inizio lavori (CILA) o la segnalazione di inizio attività (SCIA). Una pratica piuttosto onerosa perché il tecnico va pagato e perché occorre intervenire a livello di Catasto il che comporta la nascita di due unità immobiliari al posto di una, con variazioni anche delle rendite catastali.

Se non ci sono vincoli urbanistici o di regolamenti che impediscono lo sdoppiamento, una volta completata la pratica si può spostare la residenza del soggetto che si vuole eliminare dal nucleo familiare. Va ricordato che sdoppiare l’immobile significa per esempio, raddoppiare le utenze di energia elettrica e gas, munire il secondo immobile di caldaia a se stante e così via.

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