Pensione anticipata 2025, gli invalidi escono prima, a volte anche con 10 anni di contributi o 56 anni di età Pensione anticipata 2025, gli invalidi escono prima, a volte anche con 10 anni di contributi o 56 anni di età

Pensione anticipata 2025, gli invalidi escono prima, a volte anche con 10 anni di contributi o 56 anni di età

La pensione anticipata nel 2025 per gli invalidi, a volte anche con 10 anni di contributi o 56 anni di età possono lasciare il lavoro.

La pensione anticipata è più facile per i lavoratori disabili perché ci sono misure che sono dedicate esclusivamente a loro ed altre che vedono gli invalidi tra le categorie agevolate. E poi ci sono strumenti e misure che agevolano il raggiungimento dei requisiti di accesso alle pensioni di chi è portatore di handicap. La pensione dei disabili è un tema molto discusso nel contesto del sistema previdenziale italiano. A tal punto che negli anni molte nuove misure o addirittura, alcune riforme del sistema hanno visto modifiche normative proprio per i disabili.

Pensione anticipata 2025, gli invalidi escono prima, a volte anche con 10 anni di contributi o 56 anni di età

Fin dalla riforma Amato del 1992, cioè dalla Legge numero 503 del 1992, furono previste novità e strumenti in deroga per questo genere di contribuenti vulnerabili.
Prima della riforma Amato la pensione di vecchiaia si completava con 20 anni di contributi ed a 60 anni per gli uomini oppure a 55 anni per le donne. le pensioni anticipate, che si chiamavano pensioni di anzianità, si completavano indipendentemente dall’età con 35 anni di contributi.

La Legge Amato dell’epoca consentiva però, in deroga ai requisiti ordinari, l’accesso alla pensione in anticipo con l’80% di disabilità certificata. Una deroga ancora oggi in vigore, ma con invalidità specifica e non generica. Significa che bisogna avere l’80% di invalidità pensionabile e non di invalidità civile. In sostanza la riduzione della capacità lavorativa deve essere specifica per il lavoro che l’interessato ha sempre svolto.
Anche nel 2025 si potrà andare in pensione con questa deroga, ed a partire dai 61 anni per gli uomini e dai 56 anni per le donne, e con solo 20 anni di contribuzione minima ma con 12 mesi di finestra per la decorrenza del primo trattamento.

Notevoli vantaggi per i disabili, ecco alcuni da sfruttare

Un altro vantaggio non secondario introdotto da quella riforma fu lo scivolo per i lavoratori non vedenti con la pensione a 56 anni per gli uomini e a 51 anni per le donne e con solo 10 anni di versamenti.
Nel tempo sono arrivate altre agevolazioni per i portatori di handicap. Perché gli invalidi, stavolta con invalidità civile al 74% possono avere accesso con 30 anni di versamenti all’Ape sociale. Basta avere almeno 63 anni e 5 mesi di età anagrafica. Oppure, senza limiti anagrafici ma con almeno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni, ci sarebbe anche la possibilità di accedere alla quota 41 per i precoci. Bastano 41 anni di versamenti di cui 35 almeno senza considerare i contributi figurativi da Naspi o da malattia.
Se l’invalido al 74%, sempre con invalidità civile certificata dalle Commissioni Mediche delle Asl è una donna, può sfruttare anche un canale di pensionamento a 59 anni. La misura è opzione donna, che consente il pensionamento a 59 anni con 35 anni di contributi ma se la lavoratrice ha avuto due o più figli. Con un solo figlio serve aver compiuto i 60 anni di età e senza figli i 61 anni.

Le maggiorazioni contributive e come si sfruttano

Per i lavoratori invalidi, se si manifesta la prosecuzione dell’attività lavorativa dopo il riconoscimento dell’invalidità civile da parte della commissione medica prima citata, c’è il vantaggio di una extra valutazione dei contributi. Per i periodi di lavoro svolti dopo essere stati riconosciuti invalidi, c’è il vantaggio di una contribuzione che vale 1,2 volte, o meglio, di 2 mesi in più per ogni anno di lavoro svolto.

In questo caso si può raggiungere più facilmente la soglia contributiva utile a varie misure di pensionamento. Grazie a questi 2 mesi aggiuntivi per ogni anno di lavoro svolto da invalido, l’interessato può arrivare a completare i 20 anni che servono per le pensioni di vecchiaia, i 42,10 per le pensioni anticipate e così via dicendo.