Pensioni a 61 anni e perché non è facile sfruttare l’uscita

Mario nava
pensione

Se c’era qualcosa da fare nel sistema previdenziale era anticipare le uscite per i lavoratori che ancora oggi continuano ad avere difficoltà per via delle pesanti regole imposte dalla riforma Fornero. A maggior ragione nel 2023 quando spariranno alcune delle misure che hanno permesso fino ad oggi un pensionamento anticipato, la situazione non potrà che peggiorare. Il sistema ha bisogno di misure che consentono il pensionamento anticipato, ma quello che vuole fare il governo non è quello che si aspettavano i lavoratori e non è quello di cui probabilmente il sistema ha bisogno. Le pensioni a 61 anni e perché non è facile sfruttare l’uscita di cui parla il governo è l’argomento del nostro approfondimento odierno. 

Pensioni a 61 anni, tutti i pro

61 anni potrebbe diventare la soglia anagrafica utile per due misure pensionistiche che il governo avrebbe intenzione di varare per il 2023. La prima misura vedrebbe nei 61 anni di età la soglia minima per accedere alla tanto famosa quota 41 per tutti. Si avvantaggerebbero di questa soluzione quanti raggiungono i 41 anni di contributi versati, che altrimenti, sarebbe un limite che non consentirebbe l’uscita. Senza questa nuova quota 41 infatti i lavoratori dovrebbero lavorare un altro anno e 10 mesi per poter centrare la pensione anticipata ordinaria (per le donne un anno in meno).  L’altra via vedrebbe nei 61 anni l’età minima idonea alle nuove pensioni flessibili. Potrebbero uscire dal lavoro quanti a 61 anni di età hanno completato 39 anni di contributi versati.

Pensioni a 61 anni, tutti i contro

Una quota 41 che verrà definita per tutti ma che non sarà per tutti.  Questo è ciò che pare evidente approfondendo la misura. Non tutti potrebbero sfruttare questo canale di uscita, soprattutto quelli che arrivano a 41 anni di contribuzione, in più giovane. La novità non risolverebbe per loro il problema di dover arrivare vicino ai 43 anni di contributi versati per poter andare in pensione. E lo stesso discorso si potrebbe fare per la misura flessibile che venga chiamata quota 100 o quota 102. Servirebbero sempre 39 anni di contributi versati, che non sono pochi. Una soglia che taglia fuori da eventuali pensionamenti anticipati tutti quanti non hanno una carriera di molto superiore ai 30 anni. Infatti pur fissando la soglia minima a 35 anni di contributi versati, questa combinazione riguarderebbe solo quanti hanno 65 anni di età e che quindi si trovano solo a due anni dalla pensione di vecchiaia e ordinaria.

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