Da quando è entrato in vigore il nuovo Codice della Strada nel 2024, non sono mancate le polemiche. In particolare, a far discutere è la riformulazione dell’articolo 187, che prevede sanzioni per chi risulta positivo al test salivare per sostanze stupefacenti, anche in assenza di uno stato di alterazione psicofisica al momento della guida.
Una novità che ha acceso il dibattito tra giuristi, forze dell’ordine e opinione pubblica, sollevando interrogativi di natura costituzionale. A confermare questi dubbi è stato il Tribunale di Siena, che ha recentemente rimesso la questione alla Corte Costituzionale. Cosa potrebbe succedere ora? E perché la norma rischia davvero di essere dichiarata illegittima?
Da quando è entrato in vigore il nuovo Codice della Strada nel 2024, non sono mancate le polemiche. In particolare, a far discutere è la riformulazione dell’articolo 187, che prevede sanzioni per chi risulta positivo al test salivare per sostanze stupefacenti, anche in assenza di uno stato di alterazione psicofisica al momento della guida. Una novità che ha acceso il dibattito tra giuristi, forze dell’ordine e opinione pubblica, sollevando interrogativi di natura costituzionale. A confermare questi dubbi è stato il Tribunale di Siena, che ha recentemente rimesso la questione alla Corte Costituzionale. Cosa potrebbe succedere ora? E perché la norma rischia davvero di essere dichiarata illegittima?
Cosa dice la norma contestata del nuovo codice della strada?
La riforma del 2024 ha modificato in modo significativo l’articolo 187 del Codice della Strada. Oggi basta risultare positivi a un test salivare per essere sanzionati, anche se si guida perfettamente, anche se la sostanza è stata assunta giorni prima e non ha effetti residui. Prima della riforma, invece, per configurare il reato era necessario dimostrare sia l’assunzione della sostanza stupefacente che l’alterazione psicofisica al momento della guida.
Questa modifica ha cambiato radicalmente l’approccio, trasformando una norma che puniva la condotta pericolosa in una che punisce la mera presenza di tracce di droga nel corpo, senza un reale collegamento con la pericolosità effettiva alla guida.
I dubbi di costituzionalità: il caso sollevato a Siena
Il Tribunale di Siena ha sollevato il problema. Un imputato, risultato positivo al test salivare, ma che non presentava alcun segno di alterazione durante la guida, è stato comunque perseguito. Il giudice ha sospeso il processo e ha rimandato la questione alla Corte Costituzionale, evidenziando potenziali violazioni di ben quattro articoli della Costituzione:
- Art. 25 (principio di legalità e offensività): non si può punire chi non rappresenta un pericolo concreto;
- Art. 3 (principio di uguaglianza): viene trattato allo stesso modo chi guida in stato confusionale e chi invece è perfettamente lucido;
- Art. 27 (finalità rieducativa della pena): la sanzione perde senso se applicata a chi non ha commesso un comportamento socialmente pericoloso;
- Art. 13 (libertà personale): la norma manca di chiarezza e proporzionalità, fondamentali nel diritto penale.
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I paradossi del nuovo sistema sanzionatorio
Uno degli aspetti più controversi è che per l’illecito “minore” (guida dopo l’uso di stupefacenti) è sufficiente il test positivo, ma per le aggravanti dell’omicidio stradale o delle lesioni personali è ancora necessaria la prova dell’alterazione psicofisica. Un evidente cortocircuito giuridico, che genera incoerenza e incertezza nell’applicazione delle sanzioni.
La Consulta ora ha diverse opzioni:
- accogliere i dubbi del Tribunale di Siena, dichiarando incostituzionale la norma, con l’effetto di bloccarne l’applicazione;
- rimettere la palla al Parlamento, suggerendo una nuova formulazione della norma che rispetti i criteri di proporzionalità e offensività;
- rigettare la questione, ritenendo legittimo l’attuale impianto normativo;
- dichiarare inammissibile la questione, se rileva errori formali nel rinvio.
Il nuovo articolo 187 punisce non la guida pericolosa, ma la mera presenza di una sostanza nel corpo, anche se priva di effetti. Il rischio è di sanzionare comportamenti non dannosi, allontanandosi dal principio cardine del diritto penale: non può esserci pena senza pericolo reale. Ora la parola passa alla Corte Costituzionale: sarà un banco di prova decisivo per il bilanciamento tra sicurezza stradale e diritti fondamentali.