Riforma delle pensioni? adesso è chiaro, si va verso il contributivo

mazzarella
Ecco come potrebbe nascere in futuro una nuova riforma delle pensioni.
riforma delle pensioni.

Con la legge di bilancio ormai in procinto di essere approvata definitivamente dal governo, tutti i progetti di un ipotetica riforma delle pensioni nel 2024 sono stati smontati. Tutte le misure di cui tanto si è parlato, dalla quota 96 alla quota 41 per tutti, sono rimaste soltanto delle semplici ipotesi. Questo non vuol dire che nel 2024 non si tornerà a parlare di nuovo e per l’ennesima volta di riforma delle pensioni. E c’è da scommetterci che si ripartirà dalle stesse medesime misure ovvero dalla dalle stesse medesime proposte. Una cosa è certa però. L’operato del governo e la legge di bilancio lasciano più di qualche indizio su quello che succederà in futuro anche nel caso in cui, finalmente, la riforma delle pensioni vedrà i natali.

Riforma delle pensioni? adesso è chiaro, si va verso il contributivo

Il fatto che il governo abbia rinnovato per un altro anno la quota 103, secondo le modalità con cui la proroga è stata varata nella legge di bilancio in vigore dal primo gennaio 2024, non lascia dubbi riguardo all’indirizzo che il sistema previdenziale prenderà anche con l’ipotesi di una riforma strutturale del sistema. Tutto verte infatti verso il sistema contributivo. La quota 103 fino al 31 dicembre 2023 permette di andare in pensione a quanti raggiungono almeno i 41 anni di contributi versati ed almeno i 62 anni di età. Lo stesso potranno fare quanti raggiungono questi due requisiti nel 2024. Ma con una importante modifica dal punto di vista del calcolo della pensione.

La quota 103 diventa contributiva

La nuova quota 103 infatti prevede il calcolo interamente contributivo della prestazione. Questo significa che i lavoratori che riusciranno ad arrivare a 41 anni di contributi nel 2024 insieme ai 62 anni di età, potranno sì uscire dal lavoro con la pensione con quota 103, ma dovranno accettare il calcolo contributivo della prestazione. Soprattutto per i lavoratori che hanno più di 18 anni di contributi versati già al 31 dicembre 1995, il taglio di assegno potrebbe superare anche il 30%. Il fatto che anche la quota 103 diventa adesso una pensione contributiva, la dice lunga su quello che potranno essere gli scenari futuri. Probabilmente non sarà varata nessuna nuova misura di pensionamento che non abbia nel calcolo contributivo quello utilizzato. Perfino l’ipotetica quota 41 per tutti non potrebbe non seguire questa via.

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