Riforma delle pensioni porta indietro l’età pensionabile?

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Riforma delle pensioni porta indietro l’età pensionabile a 62 anni ma con penalizzazioni di assegno, anche se temporanee.
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Ed anche il 2023 ha lasciato l’amaro in bocca a chi attendeva buone nuove in materia pensioni. Nulla o quasi è stato prodotto dal governo. La legge di Bilancio entrata in vigore dal primo gennaio non ha riformato il sistema che resta legato a doppio filo alla riforma delle pensioni di Elsa Fornero. Due proroghe, l’Ape sociale e Opzione donna, ed una novità che sa tanto di beffa, cioè la quota 103. Per il resto tutto come prima. Ma per il 2024 si potrebbero aprire le porte ad alcune novità molto importanti. Due proposte infatti potrebbero, nel caso in cui venissero accettate, rivoluzionare del tutto il sistema, donando allo stesso quella flessibilità di cui tanto ha bisogno. Proposte e non certezze, perché si resta nel campo delle ipotesi. E si può arrivare alla conclusione che la riforma delle pensioni porta indietro l’età pensionabile.

Pensioni, forse il 2024 l’anno giusto per la riforma?

Quota 100 ha salutato nel 2022, così come quota 102 ha salutato nel 2023, E così è nata quota 103. Sono tre misure “sorelle”, perché tutte hanno come requisiti, un connubio tra età e contribuzione versata. Nettamente più favorevole la quota 100 però. Con quota 100 si poteva uscire dal lavoro a partire dai 62 anni, mentre con la quota 102 si usciva dai 64 anni. Adesso di nuovo a 62 anni con la quota 103. Per le prime due misure bastavano 38 anni di contribuzione. Per la nuova invece ne servono 41. Misure sorelle perché tutte e tre prevedono il divieto di cumulo della pensione fino a 67 anni con qualsiasi altro reddito da lavoro ad esclusione di quelli da lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui. E meccanismo a finestre identico, con 3 mesi di attesa per i lavoratori del settore privato e 6 mesi nel pubblico impiego. Misure tampone tutte e tre, perché anche la quta 103 è destinata a morire il 31 dicembre 2023. E allora cosa significa che l’ipotesi Riforma delle pensioni porta indietro l’età pensionabile?

Riforma delle pensioni porta indietro l’età pensionabile a 62

Al momento si parla più di proposte che di piani e provvedimenti. Perché escludendo la novità di uno sconto sulla pensione per le donne in base ai figli avuti, emersa nell’ultimo incontro tra sindacati e governo, forse l’unica via per la riforma resta l’idea di spezzettare la misura in due quote. E così che torna in auge l’uscita a 62 o 63 anni proposta da Pasquale Tridico. Il numero uno dell’Inps da tempo sostiene che lo spacchettare le pensioni in due quote sarebbe la soluzione. E riteniamo giusta la considerazione che porterebbe indietro l’età pensionabile a 62 anni. Una misura flessibile che consentirebbe di uscire dal lavoro prima, senza necessariamente subire un taglio di assegno “vita natural durante”.

A 62 anni con una pensione contributiva, a 67 anni con quella retributiva

Potrebbero lasciare il lavoro quanti raggiungono i 62 anni di età (ma anche a 63 anni non sarebbe male), con 20 anni di contribuzione minima. E la pensione sarebbe liquidata con il penalizzante sistema contributivo. Che significa pensione tagliata di parecchio, soprattutto per chi ha molti anni di contribuzione prima del 1996. Ma il taglio durerebbe lo stretto giro dell’anticipo. In pratica, pensione tagliata da 62 a 67 anni. Una volta raggiunta la vera età pensionabile, la pensione verrebbe ricalcolata, senza penalizzazioni, tornando ad essere quella effettivamente spettante.

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