L’Assegno sociale è una prestazione di carattere assistenziale che viene erogata a soggetti che si trovano ad avere la residenza in Italia da almeno 10 anni, che hanno raggiunto i 67 anni di età, che non hanno una pensione propria e che hanno redditi non superiori all’importo stesso dell’Assegno sociale (o superiori al doppio per i coniugati). La misura è erogata dall’INPS a integrazione del reddito del richiedente e se presente, del coniuge.
E fino alle soglie previste annualmente ed adeguate ogni gennaio al tasso di inflazione con il meccanismo perequativo. Integrazione significa proprio che non tutti percepiscono l’importo massimo dell’Assegno sociale. Che per il 2025 è pari a 538,69 euro al mese. Naturalmente nulla di eccezionale se si pensa ai redditi eventuali da lavoro che un titolare di assegno ha.
Perché in quel caso tutti sanno bene che effettivamente l’Assegno sociale rischia di essere tagliato fino ad essere revocato al superamento delle soglie. Diverso il caso di altri redditi che possono influenzare il beneficio, ma che molti non considerano.
Assegno sociale: ecco quando si prende meno di 538 euro al mese
L’Assegno sociale di importo nel 2025 può arrivare a 538,69 euro al mese. Se il beneficiario ha redditi propri sopra 538,69 euro l’Assegno sociale non spetta. Se li ha inferiori invece spetta fino ad arrivare all’importo di 538,69 euro.
Per esempio se l’interessato ha 100 euro di reddito ogni mese, perché affitta il garage ad un soggetto terzo, l’Assegno sociale scende a 438,69 euro al mese.
Se il beneficiario dell’assegno sociale è coniugato, si considera il doppio. Nel senso che se la coppia ha redditi oltre 1.077,38 euro l’assegno sociale non spetta. Ma se è inferiore si prende l’importo pieno solo se questo reddito è pari a 538,69 euro.
Se è più alto, ecco che l’importo scende ed è pari alla differenza tra 1.077,38 euro e il reddito stesso.
Ecco quando la prestazione viene sicuramente tagliata
I redditi che si devono considerare sono tutti quelli assoggettati all’IRPEF ad esclusione della casa di abitazione. Quindi dentro i redditi da lavoro autonomo, i redditi da lavoro dipendente, le pensioni, i redditi da terreni e fabbricati e così via dicendo. E queste regole valgono anche per i redditi del coniuge. Attenzione, molti non sanno una cosa. Se l’interessata è una divorziata per esempio, anche l’assegno del coniuge conta.
Per esempio, se il giudice stabilisce che il coniuge deve dare 400 euro al mese al suo ex, ecco che se quest’ultimo è titolare di Assegno sociale la prestazione può arrivare a massimo 138,69 euro al mese. un’altra cosa da considerare sono le eventuali altre case o altri terreni affittati. Il canone di affitto come detto prima incide e taglia allo stesso modo di qualsiasi altro reddito l’Assegno sociale.
Ma lo stesso fa la vendita di un immobile. Non tutti lo sanno infatti che vendere un immobile determina un reddito annuo. Certo, vale solo per l’anno delle vandita, ma se si incamera una cifra superiore a 14.005,94 euro da coniugati, l’Assegno sociale viene sospeso per l’intero anno dove si è materializzata la vendita.
Allo stesso modo se è single il titolare di assegno sociale che vende un immobile, se incamera più di 7.002,97 fa la stessa fine. Per cifre inferiori a quelle citate, l’Assegno sociale verrà ridotto come detto in precedenza per gli altri redditi.
Nella sostanza, vendere un appezzamento di terreno da 5.000 euro porta di fatto ad un reddito per l’anno della vendita di circa 385 euro al mese per 13 mesi. E di conseguenza l’Assegno sociale spettante a quel single passa ad essere pari alla differenza di 538,69 euro meno 385 euro.