Badanti e colf: come tutelarsi al lavoro e come salvare i propri diritti

Mario nava
Nel settore domestico ci sono una serie infinite di diritti che vengono violati o disconosciuti per le lavoratrici.
badante

Il settore domestico è quello dove è ancora largamente diffuso il lavoro nero o grigio. A poco è servita la norma sulla regolarizzazione degli stranieri, che solo marginalmente ha detonato il problema. La lotta al lavoro nero e le politiche sulla sua emersione hanno poco funzionato per u settore dove ancora oggi il 60% dei lavoratori è in nero.

Percentuale che si allarga a dismisura se si pensa al lavoro grigio, quello cioè che ha una sua registrazione ufficiale, ma non in linea con le normative vigenti. Ma la legge da alla badante piuttosto che alla colf, gli strumenti adatti per tutelarsi. Il primo passo però è l’autotutela, nel senso che occorre prestare attenzione fin dal giorno di sottoscrizione del contratto.

Il contratto di lavoro della badante, meglio prestare attenzione

Il contratto di assunzione, o lettera di assunzione, è il documento principale su cui vengono riportate tutte le notizie fondamentali di un rapporto di lavoro. Dati del datore di lavoro e del lavoratore, luogo di lavoro, mansioni da svolgere, orario di lavoro, benefit e così via.

La badante prima di firmare il contratto, deve leggerlo attentamente. Innanzi tutto occorre che ci sia il riferimento al livello in cui si viene assunte, perché non è raro essere assunte come semplici dame di compagnia, mentre le mansioni sono quelle ben più pesanti di assistenza ad anziani non autosufficienti.

Occorre poi prestare attenzione all’orario di lavoro che in genere viene inserito in ore settimanali. Dovrebbero essere riportate le effettive ore di lavoro da svolgere, compresi i richiami a riposi, sia settimanali che giornalieri.

Assunzioni erronee, le ricadute sono notevoli su stipendio, pensioni e indennità di disoccupazione

Essere assunte per un orario di lavoro inferiore a quello effettivamente svolto, oltre che giustificare il datore di lavoro nel pagamento di uno stipendio più basso del dovuto (e lo stesso che accade per assunzioni in un livello differente da quello che doveva essere usato), ha ricadute dannose sui contributi previdenziali che la lavoratrice accumula, sulla tredicesima e sul Tfr.

Il Trattamento di fine rapporto maturato, così come la tredicesima, vengono calcolati sullo stipendio effettivamente pagato dal datore di lavoro, quello scritto in primo luogo sul contratto ed eventualmente sulle buste paga. Tutti i soldi in nero o fuori busta, non fanno maturare questi benefit.

E la ricaduta sui contributi, rischia di essere pagata cara per la Naspi quando il rapporto di lavoro si interromperà, e sulla pensione futura. Stipendio basso significa contributi di basso valore, e quindi, minor Naspi percepita e minor pensione percepita in futuro (senza considerare casi in cui sotto il minimale si rischia di perdere il diritto alla pensione).

Come tutelarsi anche dopo l’interruzione di un rapporto di lavoro

Non sono pochi i rapporti di lavoro del settore domestico che finiscono dinnanzi ai tribunali del lavoro o nelle camere di conciliazione sindacale. Alla fine del rapporto di lavoro, sono sempre tanti gli adempimenti che possono finire in contenziosi. Al lavoratore spetta la liquidazione maturata per tutti gli anni di lavoro svolti con lo stesso datore di lavoro al netto degli anticipi eventualmente richiesti.

Al lavoratore spetta la monetizzazione delle ferie nel caso in cui non è stato possibile fruirne durante il rapporto di lavoro. Sempre al dipendente spettano gli scatti di anzianità biennali con aumento di stipendio del 4%. E ancora, eventuali surplus per lavoro straordinario, festivo, notturno e così via.

Tutti emolumenti che il datore di lavoro è tenuto a versare alla fine del rapporto di lavoro, sempre che siano emolumenti spettanti. Testimonianze dirette da parte di soggetti terzi in questo caso, sono importanti per stabilire se siano giuste o meno le pretese del lavoratore.

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