Conto corrente in banca estera, si pagano le tasse in Italia?

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E’ legale aprire un conto corrente all’estero ed i soldi sono tassati?
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In molti casi i conti corrente all’estero hanno tassi di interesse maggiormente vantaggiosi e costi di gestione molto più bassi di quelli che si possono trovare in Italia. Ma decidere di aprire un conto corrente in una banca estera non è motivato, nella maggior parte dei casi, dal risparmio e dal maggior guadagno, quanto dal fatto che per gli eventuali creditori sarà molto più difficile procedere al pignoramento del conto corrente all’estero.

Queste sono solo alcune delle motivazioni che spingono  non pochi risparmiatori italiani ad affidare i propri soldi ad un conto corrente all’estero. Quello che molti si chiedono, però, è se il conto corrente estero va dichiarato in Italia.

Conto corrente all’estero

Il risparmiatore italiano che decide di aprire un conto corrente all’estero ha degli specifici obblighi dichiarativi. L’informazione del conto corrente, infatti, va dichiarata nel quadro RW della dichiarazione dei redditi. Inoltre il risparmiatore deve allo stato Italiano anche il pagamento di una imposta, l’Ivafe.

Il monitoraggio fiscale dei contribuenti italiani non è fermato dai confini nazionali e coloro che detengono  un conto all’estero sono costantemente monitorati fiscalmente per i trasferimenti da e per l’estero in quanto si vuole evitare che chi è tenuto a pagare le tasse in Italia non si sottragga all’obbligo.

Fermo restando che è perfettamente legale aprire un conto all’estero visto che non esistono vincoli e limitazione nel trasferire i propri capitali in un altro stato a patto che si comunichi al Fisco italiano questa decisione.

Chi detiene un conto corrente all’estero è tenuto ad una dichiarazione all’interno della dichiarazione dei redditi compilando il quadro RW in cui si dovrà indicare il conto corrente detenuto all’estero. Nello stesso quadro, poi, il contribuente dovrà determinare l’IVAFE, una tassa che equivale all’imposta di bollo sui prodotti finanziari (e sui conti correnti) pari allo 0,20%. Come per l’imposta di bollo, la misura fissa dell’Ivafe per libretti di risparmio e conti correnti è pari a 34,20 euro l’anno per ogni prodotto finanziario posseduto. Se la giacenza media del libretto o del conto corrente è inferiore a 5000 euro, invece, l’Ivafe non è dovuta.

Da sottolineare, poi, che qualora il valore massimo complessivo non superi i 15 mila euro l’anno, fermo restando l’obbligo della dichiarazione, non sussiste obbligo di monitoraggio fiscale.

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