Affrontare lunghe attese in ambienti affollati può rappresentare un ostacolo concreto per disabili con legge 104. Che si tratti di disabilità fisica, cognitiva o psichica, restare in fila per accedere a servizi essenziali può diventare una vera e propria barriera, specialmente per i genitori di bambini affetti da patologie gravi che necessitano di visite specialistiche come logopedia o neuropsichiatria infantile.
La normativa italiana riconosce il diritto alla priorità di accesso per chi si trova in queste condizioni, e si è evoluta in modo significativo grazie anche al recepimento della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Priorità di accesso: un diritto garantito dalla legge 104
Secondo quanto stabilito dall’articolo 3 della legge 104/1992, le persone con disabilità in situazione di gravità hanno diritto a non subire ulteriori disagi causati da barriere ambientali e organizzative. Questo diritto è rafforzato dalla recente entrata in vigore del Decreto Legislativo 62/2024, che introduce una nuova concezione di disabilità basata sull’interazione tra limitazioni personali e ostacoli sociali e ambientali.
La disabilità, secondo questa nuova visione, non è solo una condizione medica, ma un problema sociale generato da ambienti inadeguati. Da qui nasce il concetto di “accomodamento ragionevole”: l’obbligo, per chi eroga servizi, di apportare modifiche concrete per garantire l’accesso paritario, senza imporre un onere eccessivo all’organizzazione.
Disabili con legge 104: quando è legittimo chiedere di “saltare la fila”?
Se attendere diventa un ostacolo che limita la fruizione del servizio, è pienamente legittimo richiedere un trattamento prioritario. Questo vale sia per strutture sanitarie sia per uffici pubblici o privati che offrono servizi al pubblico.
In caso di rifiuto, la richiesta non può essere semplicemente ignorata: si rischia una violazione dei diritti della persona con disabilità.
Proprio per prevenire queste situazioni, è stata istituita la figura del Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità. Questo organismo indipendente può intervenire d’ufficio o su segnalazione per verificare la presenza di discriminazioni dirette o indirette.
Il Garante ha il potere di emettere un parere motivato nei confronti delle amministrazioni che abbiano agito in violazione dei diritti delle persone con disabilità, invitando a correggere eventuali atti lesivi tramite autotutela entro 90 giorni. In caso di mancata adesione, può anche presentare ricorso al giudice amministrativo.
Un sistema più equo è possibile
Il percorso normativo intrapreso dall’Italia mira a costruire una società più inclusiva, dove le barriere fisiche e organizzative non siano motivo di esclusione. La priorità di accesso è un diritto, non un favore. Conoscere i propri diritti e i canali per farli valere è il primo passo per superare ostacoli quotidiani che non dovrebbero più esistere.
Garantire un’accoglienza rispettosa e accessibile non è solo una questione di civiltà, ma un dovere sancito dalla legge.