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Fallimento raccolta differenziata, ecco dove tornano i cassonetti

Dopo il fallimento della raccolta differenziata potrebbero tornare i cassonetti: perchè si fa marcia indietro e che rischi ci sono?

Negli ultimi anni, la raccolta differenziata è stata presentata come una delle soluzioni più efficaci per affrontare l’emergenza ambientale e ridurre il volume dei rifiuti destinati alle discariche. Tuttavia, in alcune aree del Paese, soprattutto nei grandi centri urbani e nei comuni con difficoltà gestionali, il sistema ha mostrato gravi limiti. E ora, in alcune città italiane, si torna indietro: riappaiono i cassonetti stradali, simbolo di un passato che sembrava superato.

Perché la differenziata sta fallendo in alcune città

I numeri non mentono. Secondo i dati più recenti dell’ISPRA, alcune regioni continuano a non raggiungere nemmeno il 50% di raccolta differenziata, lontane dall’obiettivo nazionale del 65%. I motivi sono molteplici: la mancanza di impianti di trattamento, la scarsa informazione ai cittadini, la poca trasparenza nella gestione dei consorzi, ma anche l’inciviltà diffusa e l’abbandono indiscriminato dei rifiuti.

In città come Roma, Palermo o Napoli, interi quartieri vivono quotidianamente una situazione di emergenza, con sacchetti lasciati per strada e marciapiedi trasformati in discariche a cielo aperto. Le amministrazioni locali, messe sotto pressione da cittadini esasperati, stanno ripensando al modello porta a porta, spesso inapplicabile nei condomini più grandi o nei quartieri periferici. In alcuni casi, come a Messina, Taranto o nelle periferie di Torino, sono già stati reinstallati i cassonetti per agevolare il conferimento.

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Il ritorno dei cassonetti: scelta strategica o resa?

Per qualcuno, si tratta di una resa. Per altri, di un compromesso necessario per gestire il degrado urbano. Il ritorno dei cassonetti non significa abbandonare la raccolta differenziata, ma riorganizzarla in una forma più flessibile. In molti casi, infatti, i nuovi cassonetti sono “intelligenti”: dotati di apertura controllata con tessera magnetica, pesatura dei rifiuti e tracciamento del conferimento. Una forma di raccolta ibrida che unisce praticità e responsabilità.

Secondo le amministrazioni, il cambiamento è una risposta pragmatica a un sistema che, così com’era, non funzionava. Tuttavia, il rischio è quello di inviare un messaggio sbagliato ai cittadini, che potrebbero interpretare la rimozione del porta a porta come un via libera al disimpegno ambientale.

Molti ambientalisti criticano duramente questa scelta, sostenendo che i problemi si possono risolvere con una maggiore pianificazione e investimenti, e non con un ritorno al passato. Ma le difficoltà strutturali, unite alla mancanza di fondi e al poco senso civico, hanno portato molte città a preferire soluzioni immediate, anche se temporanee.