Forze dell’ordine e militari: come andare in pensione

Mario nava
Regole, norme e limiti, tutto ciò che riguarda la pensione per Carabinieri, Polizia, Esercito
pensione militari

Come si sa, alcune differenze tra lavoro pubblico e lavoro privato sono evidenti pure in materia previdenziale. E altre notevoli differenze ci sono per la previdenza nelle forze dell’ordine e nelle forze armate. Ma come vanno in pensione i rappresentanti dei fondamentali comparti della sicurezza?

Sempre la legge Fornero alla base delle regole per le pensioni delle Forze di sicurezza

Polizia, Carabinieri, Vigili del Fuoco, Militari, anche per loro è la legge Fornero che ha ridisegnato le regole per il pensionamento. Si tratta di comparti speciali delle Pubbliche Amministrazioni. Dopo la legge Fornero qualche ritocco normativo è stato introdotto, come con la manovra di Bilancio 2019.

Ma si tratta di piccoli ritocchi, perché fu il decreto lacrime e sangue del governo Monti, con la Professoressa Elsa Fornero ha determinare quello che a tutti gli effetti anche per questi lavoratori resta un peggioramento della situazione.

SI è cercato comunque di assottigliare quanto più possibile le differenze tra settori lavorativi, tanto tra pubblico e privato che tra comparti delle Pubbliche Amministrazioni. Restano diverse le vie di uscita per i lavoratori di questi comparti, tanto per quelli ad ordinamento militare che quelli ad ordinamento civile.

La pensione anticipata o di anzianità, di cosa si tratta?

Il personale delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine possono accedere al trattamento di quiescenza anticipata se completano determinati requisiti. Queste condizioni sono:

  • Almeno 35 anni di contributi versati;
  • Almeno 58 anni di età.

Va sottolineato poi che la decorrenza del trattamento è assoggettata al sistema delle finestre, che la sposta di 12 mesi rispetto alla data di maturazione di entrambi i requisiti. Se si raggiungono poi, i 41 anni di versamenti contributivi, la pensione di anzianità si centra a prescindere dall’età anagrafica.

In pensione anche con la massima anzianità contributiva. Parliamo in questo caso dell’80% di aliquota, ma a condizione che sia stata completata entro il 31 dicembre 2011, cioè prima dell’entrata in vigore della legge Fornero.  

Pensione a 65 anni, possibile senza nuovi incrementi

La manovra di Bilancio 2019 ha stabilito che non dovessero essere più applicati gli scatti per l’aumento della vita media degli italiani, anche ai requisiti di questi lavoratori. E così, per chi non raggiunge i requisiti citati nell’altro paragrafo, cioè quelli relativi al requisito minimo di contributi utili alle pensioni di anzianità, c’è la possibilità di uscire a 65 anni.

Questo è il limite ordinamentale che la normativa vigente fissa per questi lavoratori. Queste regole valgono anche per i Carabinieri e pure per i forestali che sono stati accorpati dall’Arma.

Nella Polizia di Stato, una volta raggiunta l’età massima di permanenza in servizio, i lavoratori possono essere collocati in pensione d’ufficio. E nessun adeguamento alla speranza di vita deve essere applicato se al compimento dell’età massima sono stati già raggiunti i requisiti per il diritto alla pensione anticipata.

Nessun incremento per i lavoratori che hanno maturato i requisiti per le uscite con l’anzianità ed hanno 60 anni e sono inquadrati in gradi di qualifica inferiori ai dirigenti generali e superiori, per i quali rispettivamente l’età soglia per non subire gli incrementi sale a 65 e 63 anni già compiuti. Per la pensione di vecchiaia il limite dell’età contributiva resta 20 anni.

Per la Polizia di Stato la pensione anticipata si centra a 57 anni e 3 mesi di età e contestualmente 35 anni di contributi. In alternativa, senza limiti anagrafici, al raggiungimento della soglia dei 40 anni e 3 mesi di contribuzione. Infine, si esce addirittura a 53 anni e 3 mesi di età (a partire da tale età), una volta raggiunta la massima anzianità contributiva che come sappiamo, varia in base all’ordinamento applicato.

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