In pensione nel 2022, come uscire dal lavoro in base alla data di nascita

Mario nava
In attesa che venga approntata una riforma delle pensioni degna di questo nome, per il 2022 possono uscire i nati da 1956 con determinati requisiti
pensione

La riforma delle pensioni è un argomento di cui si parla quotidianamente ma che è assai difficile da portare a termine. E tra le altre cose il tempo inizia a stringere. Lo scorso anno, in concomitanza con l’uscita dell’ultima legge di Bilancio quando si parlava di pensioni e di riforma si parlava di un decreto ad hoc, cioè un decreto a se stante che, come noi già prevedevamo, non è stato possibile varare.

E si torna al canonico pacchetto pensioni nella legge di Bilancio, perché c’è da giurarci, anche la nuova manovra ne conterrà uno. Ma il rischio è che si tratti dei soliti interventi tampone, piccole modifiche a misure già esistenti o proroghe di qualcuna che nel 2021 va a scadenza. Proroga che non ci sarà per quota 100 naturalmente, visto che è stata già confermata la sua cessazione.

Ed è proprio il post quota 100 che renderebbe la riforma necessaria, ma dal momento che è ottobre il mese in cui la manovra andrebbe presentata, il tempo è davvero breve per sperare che si possa fare qualcosa di concreto per superare ciò che quota 100 lascerà in campo.

E allora occorre fare un quadro dettagliato delle possibilità di uscita 2022, allo stato attuale delle cose e in base alle normative oggi vigenti.

Pensione di vecchiaia 2022, per chi si applica?

Nel 2022 potranno uscire dal lavoro con la pensione di vecchiaia i nati nel 1954 che hanno almeno 20 anni di contributi a qualsiasi titolo versati purché con anzianità assicurativa precedente il 1996. Infatti per chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi, oltre ai 67 anni di età compiuti ed ai 20 anni di contribuzione minima maturati, occorrerà anche rispettare il requisito minimo dell’importo della pensione che deve essere pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale.

Pensioni anticipate 2022, quali sono?

Esistono poi le classiche pensioni anticipate, quelle che restano fruibili una volta completata una carriera pari a 42 anni e 10 mesi di lavoro per gli uomini o a 41 anni e 10 mesi di lavoro per le donne. Nessun limite di età è richiesto per questa pensione che sostituì le vecchie pensioni di anzianità con le quota (a partire dai 35 anni di versamenti) con la riforma Fornero. Decorrenza della prestazione però che scatta tre mesi dopo la data di maturazione del diritto alla pensione. Stessa finestra per la quota 41, che prevede un requisito contributivo inferiore (41 anni di versamenti) ma che può essere fruita da chi ha parenti disabili a carico da almeno 6 mesi, da chi ha una invalidità pari o superiore al 74%, da chi ha terminato di percepire tutta la Naspi da almeno 3 mesi e da chi negli ultimi 10 anni ha svolto per almeno 7 anni una delle 15 attività gravose previste (o in 6 degli ultimi 7 anni di carriera).

Per le anticipate e per quota 41, almeno 35 anni di contributi versati devono essere effettivi (non vanno conteggiati i figurativi da disoccupazione e malattia).

Altre particolari vie di uscita strutturali

Nel 2022 potranno essere sfruttate tutte le misure che sono strutturali, cioè non vanno in scadenza come invece accadrà per quota 100, Ape Sociale o Opzione donna (a meno che le ultime due non vengano prorogate).

Con 66,7 mesi di età compiuti nel corso del 2022, e se si rientra nelle attività lavorative gravose o usuranti, si può accedere alla pensione di vecchiaia con 30 anni di contributi. Poi, ci sono le deroghe Amato, le misure che consentono, sempre a 67 anni di uscire con solo 15 anni di contributi per chi ha carriere particolari (almeno 10 anni di lavoro con periodi inferiori a 52 settimane l’anno) o che ha completato i versamenti o le autorizzazioni alla prosecuzione volontaria entro il 1992.

Per i nati a partire dal 1958 se contributivi puri, cioè con primo versamento successivo al 1995, c’è la pensione anticipata contributiva, che si centra al compimento dei 64 anni di età con 20 anni di contributi. La pensione liquidata deve essere però paria a circa 1.288 euro al mese (2,8 volte il trattamento minimo Inps). 

Infine, con 20 anni di contribuzione versata e con invalidità pensionabile pari all’80% possono lasciare il lavoro nel 2022 gli uomini nati fino al 1961 (dai 61 anni di età) e le donne nate fino al 1965 (dai 56 anni di età).

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