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In pensione si va troppo presto, ecco perché secondo la Fornero e che scenari futuri aspettarsi

La riforma Fornero resta salda al suo posto, nessuna novità in arrivo. Stando alle ultime indiscrezioni infatti pare che il governo abbia detto ai sindacati che di riformare la Fornero non se ne parla proprio. Una argomento che è diventato di dominio comune e durante il solito rotocalco pomeridiano di La7 “Tagadà” condotto da Tiziana Panella, ha voluto dire la sua proprio Elsa Fornero, l’ex Ministro del Governo monti che varò quella famigerata riforma delle pensioni che è considerata da tutti o quasi, il male assoluto del sistema.
L’occasione è stata il commentare i dati emersi dall’ultimo rapporto dell’INPS, con le successive parole dell’attuale Presidente dell’Istituto, Gabriele Fava.

In pensione si va troppo presto, ecco perché secondo la Fornero e che scenari futuri aspettarsi

Che la riforma Fornero fosse difficile da cambiare lo hanno dimostrato tutti gli ultimi governi, da quelli del PD di Matteo Renzi e di Paolo Gentiloni, a quelli misti guidati da Giuseppe Conte e Mario Draghi. Ed anche per il governo di centrodestra di Giorgia Meloni le cose non cambiano.
Adesso anche il rapporto dell’INPS sulle pensioni, uscito ieri, parla di età media di uscita dal mondo del lavoro ancora troppo bassa in Italia. Ben più bassa della media europea. E si parla di una uscita media di 64,2 anni di età. Superiore per esempio alle ipotesi che si facevano su una flessibilità in uscita a 62, 63 o 64 anni. Tra l’altro nel rapporto annuale dell’INPS che come dice la Fornero nel suo intervento, è l’Istituto che raccoglie i contributi, paga le pensioni ed ha il monitoraggio di tutto, compreso quello dello stato di salute economico del sistema, emerge pure che in Italia le pensioni sono troppo più alte (circa 14 punti percentuali in più) della media europea.

I numeri del rapporto INPS sul sistema pensioni in Italia

Partiamo dal dire che il rapporto dell’INPS può far storcere il naso a più di qualcuno. A chi per esempio prende pensioni minime vicine a 500 euro al mese. Oppure a chi a 66 anni con una carriera spesso frammentata e difficile, deve restare ancora su un cantiere edile per esempio perché deve ancora raggiungere la giusta età anagrafica. Punti di vista sicuramente discutibili, anche se a dire il vero il rapporto dell’INPS parla di dati statistici e in media e non di casi generalizzati.

A 64,2 anni di età si è troppo giovani per andare in pensione, INPS e Fornero la pensano allo stesso modo

La Fornero ha dichiarato che in Italia, come dice anche il rapporto dell’INPS, si esce ancora troppo giovani dal lavoro. A 64,2 anni è troppo presto. Ed anche se il numero uno dell’INPS ha, a margine della presentazione del rapporto, sottolineato come i rischi per il sistema non ci sono, almeno per il momento, la Fornero ha apertamente contestato le dichiarazioni, dicendo che di fatto sono dichiarazioni di circostanza, spinte da una parte politica (la maggioranza, ndr) che trovava il rapporto poco favorevole al loro punto di vista.
Secondo la Fornero quindi il fatto che sono pochi gli occupati e sempre di più i pensionati, dimostra come il sistema difficilmente reggerà l’urto. E se continuano a mancare i lavoratori attivi, prima o poi il sistema imploderà.
Il Presidente dell’INPS però nel commentare i dati del rapporto, ha anche citato i numeri relativi all’occupazione, che nel 2023 ha raggiunto livelli record e che è continuata a salire anche in questa prima metà del 2024. I numeri sono numeri e non dovrebbero essere interpretati. Però evidentemente non è così.

Andare in pensione in Italia, i numeri del sistema e cosa si rischia

In effetti si può discutere di tutto, ma il Presidente Fava non ha fatto altro che ricalcare la cautela usata dai Presidenti precedenti dell’INPS, da Tito Boeri a Pasquale Tridico. Il sistema attuale è stabile, magari può essere messo in difficoltà da misure troppo favorevoli, ma stabile. Soprattutto alla luce del fatto che gli assicurati INPS, ovvero gli occupati, sono stati 26,6 milioni, oltre 300.000 in più rispetto al 2022. Nel 2019 invece erano 25,5 milioni. Un aumento che lascia ben sperare anche se dal punto di vista degli stipendi, il quasi 7% di quanto rispetto al 2019 non ha contenuto un’inflazione superiore al 15% in questi anni, se guardiamo al totale.

Cosa succede adesso?

Dal punto di vista demografico qualcosa si muove come dimostra la risalita dell’Assegno Unico sui figli a carico che significa più nascite. Resta comunque il problema demografico, con l’età media che sale e quindi con il fatto che l’INPS è costretta a pagare le pensioni per più anni.

In definitiva, nulla da fare per pensioni anticipate in manovra di Bilancio. Nulla da fare per la quota 41 per tutti, e magari nemmeno per le pensioni flessibili dai 64 anni che per esempio, anche noti esperti e tecnici che formano il CNEL potrebbero arrivare a proporre al governo. Più facile che tutto resti inalterato come oggi, con l’Ape sociale, la quota 103 o opzione donna confermate.