La guida alla pensione anticipata 2023, da 56 a 64 anni

Mario nava
pensione

Nuovo anno e nuove pensioni per gli italiani. Questo è il frutto del nuovo pacchetto pensioni della Legge di Bilancio 2023, quella appena approvata e licenziata dal Governo. Ma tra vecchie e nuove misure siamo sicuri che tutti sappiano tutto e che tutti sappiano cosa fare per sfruttare le possibilità? Ecco che si rende necessaria una dettagliata guida alle misure, per capire come sfruttare i canali di uscita, soprattutto quelli anticipati.

La pensione anticipata ordinaria e le differenze di genere

Una delle poche misure che ancora hanno al loro interno delle differenze tra uomini e donne è senza dubbi la pensione anticipata ordinaria. Ma è una misura che nel 2023 non presenta alcuna differenza rispetto al 2022 o agli ultimi anni. Si potrà andare in pensione sempre senza limiti di età una volta raggiunto il numero di contributi sufficiente. E per gli uomini servono 42 anni e 10 mesi mentre per le donne 41 anni e 10 mesi. Di questi, almeno 35 devono risultare effettivi da lavoro e quindi senza i figurativi da disoccupazione e malattia.

Due vie per andare in pensione con 41 anni di contributi versati

Nel 2023 41 anni di contributi diventa una quota contributiva particolarmente allettante perché sono due le misure in vigore che hanno nei 41 anni la soglia contributiva utile. Una è vecchia e si chiama quota 41 precoci. La misura consente il pensionamento se di questi 41 anni di contributi, oltre ai soliti 35 effettivi, c’è almeno un anno anche discontinuo, versato prima dei 19 anni di età. Ma è una misura destinata solo a lavori gravosi, invalidi, caregivers o disoccupati. La novità 2023 si chiama quota 103 e consente con 41 anni di contributi l’uscita a prescindere da data di contributi versati o da categorie di interessati. Ma serve arrivare a 62 anni di età almeno.

Le altre vie di pensionamento anticipato

Nettamente più corte come carriera, sono la pensione con invalidità pensionabile e la pensione anticipata contributiva. Per la prima misura serve l’80% di invalidità specifica alle mansioni svolte, riconosciuta però dalle commissioni mediche INPS e non ASL. E bastano 56 anni per le donne e 61 per gli uomini. Se per anticipata ordinaria, quota 41 precoci e quota 103 la finestra in genere è di 3 mesi. Per la pensione di vecchiaia con invalidità specifica invece la finestra è di 12 mesi. Ma va detto che bastano anche solo 20 anni di contributi versati. Stessa carriera per i contributivi, quelli che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995. Per loro l’uscita prevista è a 64 anni, ma a condizione che la pensione sia pari a 2,8 volte la soglia annuale dell’assegno sociale.

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