Cosa accadrà alle pensioni nel 2026 e con quali possibilità si andrà in pensione da gennaio? L’attesa è tutta per la nuova legge di Bilancio naturalmente. E già adesso si torna a parlare di riforma delle pensioni e di quali strumenti resteranno davvero a disposizione di chi spera di lasciare il lavoro nel 2026, magari prima dei 67 anni. Le misure oggi in vigore, come quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna, sono tutte soluzioni provvisorie che vanno confermate anno dopo anno e sul cui futuro, almeno per le prime due, aleggia il pessimismo. Il loro futuro oggi non solo è incerto, ma pare probabile la loro cessazione. Al loro posto potrebbero entrare alcune novità. A partire dalla solita quota 41 per tutti.
Il progetto quota 41 per tutti
Quota 41 nella versione per tutti è forse la misura più auspicata tra quelle da varare. Una versione diversa da quella nata per essere destinata solo ai cosiddetti “lavoratori precoci”. In effetti già oggi c’è una quota 41 che prevede la possibilità di accedere alla pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. Ma è limitata solo a chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni e rientra tra i disoccupati, gli invalidi, i caregiver o gli addetti a mansioni gravose o usuranti.
Il Governo Meloni ha promesso più volte di estendere Quota 41 a tutti, ma oggi appare più probabile che la misura venga confermata nella sua forma attuale, senza ampliamenti.
Al via di nuovo l’Ape sociale?
L’Ape Sociale consente l’uscita a 63 anni e 5 mesi a chi si trova in uno stato di disoccupazione, è alle prese con la disabilità, oppure con l’assistenza di familiari invalidi o svolge dei lavori gravosi. La prestazione è erogata fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia e quindi fino a 67 anni. Si esce a 63 anni e 5 mesi di età con 30 o 36 anni di versamenti. Il governo ha prorogato la misura nel 2025, mettendo fondi anche per il 2026 e il 2027, ma già per il 2026 potrebbe esserci una revisione dei criteri o un accorpamento con altre forme di flessibilità.
La fine di quota 103 e opzione donna, ecco le pensioni nel 2026
Diverso il caso di quota 103 e di opzione donna. Per esempio, quest’ultima misura che fu pensata per le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e 58 o 59 anni di età, nel tempo è diventata limitata a lavoratrici con problemi di invalidità, di parenti disabili, licenziate o addette di grandi aziende in crisi. La misura è rimasta sempre contributiva. I contributi necessari sono sempre pari a 35 anni, ma l’età nel tempo è salita tra i 59 ed i 61 anni. Sempre con i soliti 12 mesi di finestra. La misura potrebbe essere chiusa nel 2026, così come la quota 103 e la sua pensione dai 62 anni con 41 anni di versamenti.