Dal 1° gennaio 2025 entrano in vigore nuove regole per ottenere la Naspi. Ecco cosa cambia e in quali casi si rischia di restare senza sussidio.
Con la Legge di Bilancio 2025 (Legge 207/2024), cambia il diritto alla Naspi per chi interrompe volontariamente un contratto di lavoro. L’obiettivo della modifica è contrastare i comportamenti elusivi, ovvero quei casi in cui un lavoratore si dimette e poi, con l’aiuto di un nuovo datore, simula un licenziamento per ottenere il sussidio.
L’INPS, con la circolare n. 98 del 5 giugno 2025, ha fornito le istruzioni ufficiali per l’applicazione della nuova normativa.
Naspi: com’era prima
Fino al 2024, per accedere alla Naspi era necessario:
- essere in stato di disoccupazione (ai sensi dell’art. 19 del D.lgs. 150/2015);
- avere almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti;
- avere svolto 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti, requisito poi eliminato per gli eventi successivi al 1° gennaio 2022.
Naspi 2025: cosa è cambiato dal 1° gennaio
Dal 1° gennaio 2025, chi si dimette o risolve consensualmente un rapporto di lavoro a tempo indeterminato e, entro 12 mesi, viene assunto e poi licenziato da un’altra azienda, non avrà più diritto alla Naspi, a meno che non maturi almeno 13 settimane di contributi tra i due rapporti.
In sintesi:
- se hai lasciato un contratto a tempo indeterminato volontariamente;
- se nei 12 mesi successivi vieni licenziato da un nuovo lavoro;
- non hai diritto alla Naspi se non hai 13 settimane di contribuzione tra le due date.
Restano esclusi dal nuovo vincolo e continuano ad avere accesso ordinario alla Naspi:
- dimissioni per giusta causa (es. mancato pagamento stipendio, molestie, trasferimenti ingiustificati);
- dimissioni durante maternità o paternità protetta (art. 55, D.lgs. 151/2001);
- risoluzioni consensuali nell’ambito di procedura di conciliazione (art. 7, Legge 604/1966);
- rifiuto di trasferimento in sedi oltre 50 km o oltre 80 minuti di tragitto.
Quali contributi valgono per le 13 settimane
Secondo la circolare INPS, per raggiungere le 13 settimane sono valide:
- settimane lavorate con contribuzione ordinaria;
- contributi figurativi per maternità obbligatoria (con contribuzione attiva all’inizio dell’astensione);
- congedi parentali indennizzati in costanza di lavoro;
- periodi di lavoro in Paesi UE o convenzionati;
- assenze per malattia dei figli fino a 8 anni (max 5 giorni/anno);
- anche i contributi del settore agricolo (6 giornate = 1 settimana) sono cumulabili.
Contratti coinvolti: tempo indeterminato o determinato?
Un altro chiarimento importante:
- la prima cessazione volontaria (dimissioni/risoluzione) deve avvenire da contratto a tempo indeterminato;
- la seconda cessazione involontaria può avvenire sia da contratto a tempo indeterminato che determinato.
Cosa non cambia nel 2025
Nonostante il nuovo requisito introdotto, restano invariati:
- l’importo della Naspi;
- la durata del sussidio.
Il calcolo continuerà ad avvenire secondo i criteri degli articoli 4 e 5 del D.lgs. 22/2015, già in vigore, come confermato dall’INPS anche con circolare n. 94/2015.
La novità introdotta dal Governo con la Legge di Bilancio 2025 ha un impatto significativo per chi cambia lavoro. In particolare:
- attenzione a dimettersi: se poi vieni licenziato entro 12 mesi, potresti non avere più diritto alla disoccupazione;
- assicurati di maturare almeno 13 settimane di contributi nel frattempo;
- se il primo contratto era a tempo determinato, il vincolo non si applica.
Questa misura si inserisce in un più ampio tentativo di rendere la Naspi più equa e sostenibile, evitando abusi del sistema.