O in pensione anticipata a 62 anni o stipendio più alto fino ai 67 anni

Mario nava
Pensione anticipata con uscita a 61 o 56 anni o con solo 15 di contributi, ecco le varie occasioni che ci sono.

Pensione anticipata tutta nuova quella che vara il Governo della prima Premier donna in Italia, cioè la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Si potrà uscire a 62 anni con 41 anni di contributi versati. Ma se da un lato viene varata una nuova misura di pensionamento anticipato, da un altro lato si offrono incentivi affinché gli interessati lascino perdere restando al lavoro.

Pensione anticipata o stipendio più alto, come funziona?

Proprio adesso che l’ex Ministro Maroni è deceduto, ecco che il governo in manovra inserisce un provvedimento che richiama proprio ad una delle misure più famose introdotte da uno dei maggiori esponenti della Lega Nord storica, proprio Roberto Maroni. Infatti si parla di bonus Maroni per il nuovo incentivo a restare al lavoro offerto dal governo parallelamente alla nuova pensione anticipata a 62 anni di età con la quota 103. La misura offre il pensionamento a partire dai 62 anni a chi ha già raggiunto i 41 anni di contribuzione versata. Ma se uno decide di rinunciare alla pensione, anche se ha maturato i requisiti, potrebbe aver diritto ad una busta paga più alta. E non sarebbe il datore di lavoro a pagare il surplus.

L’incentivo a restare al lavoro anche ad anticipata raggiunta

Fu la legge n° 243 del lontano 2004 a prevedere una misura di questo genere che prese il nome di bonus Maroni. Un incentivo a restare al lavoro o a dire di no alla pensione pur se con i requisiti minimi già centrati. Adesso l’operazione di ripete ed i lavoratori potranno godere di uno stipendio netto con l’aggiunta della quota di contributi da versare all’INPS. L’aumento di stipendio dovrebbe aggirarsi intorno al 9,20%, perché a tanto ammonta la parte di contributi a carico del lavoratore che ogni mese un datore di lavoro versa all’INPS trattenendola dallo stipendio del lavoratore stesso. In questo modo, per chi rinuncerà alla pensione, non finirà a carico dell’azienda per il surplus di stipendio. La somma relativa alla contribuzione che l’azienda non verserà all’INPS finirà nelle tasche dei lavoratori e sulla busta paga.

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