Pensione anticipata, la cristallizzazione del calcolo non è un diritto acquisito

martina bianchi
Cristallizzazione

La preoccupazione di moltissimi lavoratori prossimi al pensionamento è che la riforma delle pensioni che si sta discutendo e che dovrebbe entrare in vigore dal 1 gennaio 2023 possa stravolgere, in qualche modo, la legge Fornero. La preoccupazione maggiore, poi, è stata data da una frase del premier Mario Draghi che qualche mese fa auspicava un ritorno al contributivo per tutti.

Quello che ci si chiede, in questo ambito, è se l’eventuale penalizzazione con il ricalcolo interamente contributivo possa coinvolgere anche chi raggiungerà i 42 anni e 10 mesi di contributi (per le donne un anno in meno) nel 2023 oppure in virtù della cristallizzazione questi soggetti manterebbero il diritto ad un calcolo misto?

Pensione anticipata e cristallizzazione

E’ bene chiarire fin da subito che la cristallizzazione del diritto alla pensione è solo un “diritto potenziale” e che potrebbe essere cancellata da una qualsiasi legge introdotta.

La legge 335 del 1995, infatti, prevede che il metodo di calcolo misto può essere, così come accade per qualsiasi altra normativa previdenziale, modificato da successive normative. Questo significa che, se per assurdo, il governo decidesse che tutte le pensioni liquidate dal 1 gennaio 2023 siano calcolate con il sistema contributivo puro, non ci sarebbe cristallizzazione che tenga.

Detto e chiarito questo, però, è bene chiarire anche come stanno le cose realmente.

L’esecutivo non intende stravolgere la legge Fornero e le misure strutturali. Le pensioni ordinarie (quelle riformate dalla legge 214 del 2011, la cosiddetta legge Fornero appunto), quindi, come quella anticipata e quella di vecchiaia non dovrebbero essere toccate da alcuna modifica.

L’interesse del governo, infatti, è solo quello di scoraggiare i pensionamenti in deroga alla legge Fornero e la penalizzazione con il ricalcolo contributivo oltre a scoraggiare l’uscita dal mondo del lavoro pone il costo dell’onere non sulle casse dello Stato ma sul lavoratore.

Proprio per questo motivo sembra assai improbabile che venga inserita una legge che possa andare a ledere, nel 2023, coloro che raggiungono il diritto alla pensione con una delle misure ordinarie visto che , al momento, le penalizzazioni sono pensate solo per chi intende utilizzare la flessibilità in uscita (che sarà offerta dall’anticipo volontario allo studio nei tavoli di confronto tra governo e parti sociali).

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