Pensione nel 2024 ma la domanda va fatta prima possibile già adesso

mazzarella
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Una cosa che pochi considerano e che rischia di diventare un problema per il pensionamento è la domanda di certificazione del diritto alla pensione. Svolgere determinate attività lavorative può portare ad un pensionamento anticipato già nel 2023. Ma chi invece conta di raggiungere i requisiti nel 2024, in questi giorni è tenuto a presentare una domanda a parte. La domanda in questione è l’istanza di certificazione del diritto e la misura di pensionamento è lo scivolo in regime lavoro usurante. Una scadenza da annotare in calendario è quella del primo maggio.

Pensione nel 2024 ma la domanda va fatta prima possibile già adesso

Pensione nel 2024 ma la domanda va fatta prima possibile già adesso, più che un suggerimento, un dato di fatto questo. Infatti bisogna partire dal presupposto che quanti rientrano nelle categorie del lavoro notturno e usurante come previsto dal DLGS 67/2011 e che maturano i requisiti pensionistici agevolati nel corso del prossimo anno 2024, devono presentare due domande. Dagli addetti alla linea catena, ai conducenti dei mezzi di trasporto pubblico, dai minatori ai lavoratori delle gallerie, dai metronotte ai fornai, tutti devono partire dall’istanza di certificazione. L’importante è maturare entro il 31 dicembre 2024 (ed a partire dal 1° gennaio dell’anno venturo), i 61 anni e 7 mesi di età prescritti, gli altrettanto previsti 35 anni di contributi e la quota 97,6 (per gli autonomi sempre un anno in più e per i notturni quota ed età variabile in base alle notti di lavoro svolte). Ma per non perdere mesi di pensione la domanda di certificazione va fatta adesso o al più tardi, entro il 1° maggio prossimo.

Cosa rischia chi invia in ritardo la domanda di certificazione per le pensione usuranti

L’invio tradivo della domanda di certificazione è pericoloso per due aspetti. In entrambi i casi si parla di ritardo nella decorrenza della prestazione. Nel primo però, tutto prestabilito e penalità certe e messe nero su bianco dalla normativa vigente. Nel secondo invece dipende da fattori variabili ogni anno. Chi matura i requisiti nel 2024 e magari dovrebbe andare in pensione a giugno 2024, se presenta la domanda di certificazione dopo il primo maggio rischia il posticipo della decorrenza a luglio, ad agosto o a settembre. Infatti con un invio tardivo, ma entro il 1° giugno, la decorrenza della pensione slitta di un mese. Così come per invio tardivo entro il 1° luglio, decorrenza posticipata di 2 mesi. Per invii ancora più tardivi, 3 mesi di penalizzazione. Ma si può andare anche oltre. Perché l’INPS prima di liquidare le prestazioni ai “ritardatari”, deve verificare la presenza di dotazioni finanziarie a sufficienza tra quelle messe a bilancio per questa particolare misura. In genere un consuntivo di questo genere si fa sempre sul finire dell’anno.

La pensione in regime usuranti e le dotazioni economiche a bilancio

Quindi, i ritardatari solo a fine 2024 potranno sapere se davvero è possibile andare in pensione. E quindi solo a fine anno potranno pensare di dare le dimissioni dal lavoro. Chi ritarda l’invio quindi rischia seriamente di lasciare mesi di pensione perduti per sempre, o nel migliore dei casi di ritardare l’incasso del primo rateo di pensione a diversi mesi dopo. Naturalmente nel momento in cui l’INPS certifica la data di decorrenza rispondendo alla istanza di certificazione, il lavoratore ha diritto agli arretrati di pensione anche se la liquidazione è slittata ai mesi successivi.


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