Riforma delle pensioni 2024 unica via il ritorno alle quote, a partire da una quota 100 che andrebbe però corretta e rivista. Riforma delle pensioni 2024 unica via il ritorno alle quote, a partire da una quota 100 che andrebbe però corretta e rivista.

Pensione quota 100 nel 2022: proposta a 64 con 36 anni di contributi

Quota 100 anche nel 2022, ma con evidente penalizzazione per chi la sceglie. Vediamo perchè non conviene.

La quota 100andrà in scadenza fra qualche mese e chiunque centri i requisiti di accesso dopo il 31 dicembre 2021 non potrà fruire di questa misura per il pensionamento. Chi è riuscito a raggiungere i requisiti nel corso del 2021, invece, potrà presentare eventualmente la domanda di pensione anche nel 2022 avendo cristallizzato il diritto.

Solo per chi è nato entro il 31 dicembre 1959 le porta di quota 100 restano aperte, a patto di aver maturato almeno 38 anni di contributi entro la fine del 2021. E poi? Cosa accadrà a chi non ha potuto beneficiare della misura sperimentale?

Quota 100 nel 2022

Si lavora alla riforma pensioni e le proposte messe in campo sono davvero tante. Ricordiamo la quota 102 che avrebbe dovuto richiedere sempre 38 anni di contributi ma almeno 64 anni di età e lo stesso meccanismo della quota 100.

Ma ora spunta una nuova proposta: un nuova quota 100 che richiederebbe requisiti diversi ma la cui somma da sempre 100. Parliamo di una delle proposte di Pasquale Tridico, la pensione a 64 anni con almeno 36 anni di contributi (64+36, appunto, fa 100).

Una buona proposta? A noi non sembra visto che prevede un ricalcolo contributivo della pensione, proprio come l’opzione donna. Ma almeno l’opzione donna permette un anticipo anche di 9 anni sulla pensione di vecchiaia e, in questo caso, la penalizzazione comportata dal ricalcolo contributivo avrebbe anche ragione di essere.

Con la pensione a 64 anni accettare un ricalcolo interamente contributivo di una misura che richiede almeno 36 anni di contributi significa, in alcuni casi, rinunciare anche al 30% della propria pensione (dipende ovviamente dal numero di anni di contributi ricadenti nel sistema retributivo) che, sinceramente, è una alternativa che non ha proprio senso prendere in considerazione per un anticipo di soli 3 anni rispetto alla pensione di vecchiaia.

Forse sarebbe il caso che si iniziasse ad avanzare proposte che oltre a tenere conto della casse dello Stato e della sostenibilità della misura prendano in considerazione anche e soprattutto gli interessi del pensionato che, alla fine, deve essere beneficiario della prestazione.

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