Pensioni 2023: perchè non si può parlare più, o quasi, di 15 anni di contributi per l’uscita?

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Pensione con 15 anni di contributi sempre meno attuali nel 2023. Cerchiamo di vedere perchè.
La pensione a 62 anni ieri, oggi e domani e come si potrà lasciare il lavoro anche nel 2024 con queste misure.

Nel 2023 continuare a parlare di pensioni quindicenni ha davvero poco senso. Non perché non sia più possibile uscire con 15 anni di contributi, ma semplicemente perché si tratta di leggi leggi obsolete che prevedono requisiti talmente vecchi che difficilmente sono rispettabili.

Escludiamo subito l’Opzione Dini

Anche se l’opzione al contributivo, grazie a delle salvaguardie, fino a qualche anno fa consentiva di accedere alla pensione con 15 anni di contributi, ora non è più così.

Inutile, quindi, sperare di poter esercitare l’opzione Dini per guadagnare l’uscita con 15 anni di contributi: i 15 anni in questione servono solo per l’esercizio dell’opzione in questione. Mentre per accedere alla pensione di vecchiaia sono necessari sempre 20 anni di contributi.

E non si può sperare neanche nella pensione a 71 anni perchè quest’ultima è riservata solo ai contributivi puri e l’opzione Dini, dal 2012, permette solo di scegliere il metodo di calcolo della pensione e non anche di poter contare sui modi di pensionamento riservati a chi ha contributi versati tutti nel sistema contributivo.

Pensioni 2023 e deroghe Amato

Si potrebbe obiettare che, però, per andare in pensione con 15 anni di contributi restano le 3 deroghe previste dalla Legge Amato del 1992. Vero, le tre deroghe sono ancora in vigore. Ma chi può utilizzarle sono davvero una manciata di lavoratori e andiamo a vedere il perchè.

La prima deroga permette l’accesso alla pensione con 15 anni di contributi solo a chi ha versato tutti i contributi entro il 1992. E nessuno dopo. Questo significa che ne possono approfittare solo coloro che negli ultimi 31 anni non hanno versato nessun contributo. Ma ne hanno versati almeno 15 prima del 1992.

Facendo due rapidi conti per rientrarci qualcuno che oggi ha 67 anni dovrebbe aver iniziato a versare contributi a 21 anni per smettere all’età di 36 anni. Alquanto raro come caso, no?

La seconda deroga permette l’accesso con 15 anni di contributi a chi ha ottenuto l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari entro la fine del 1992. E si applica lo stesso discorso di prima: perchè chiedere l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari quando si è ancora in giovane età e si ha ancora tutta la vita per lavorare?

L’unica delle 3 deroghe ancora attuali potrebbe essere la terza visto che richiede:

  • primo contributo versato almeno 25 anni prima del pensionamento;
  • almeno 10 anni di versamenti in cui non si raggiungono le 52 settimane di coperture massime.

Questa deroga è ancor abbastanza attuale viste le carriere discontinue e precarie e non fissando un limite temporale per i versamenti potrebbe essere utilizzata tranquillamente anche nel 2023.

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