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Pensioni con la Pace Contributiva: come anticipare di 5 anni la quiescenza

La Pace Contributiva come soluzione tampone per il post quota 100, cos’è?

La fine del 2021 segnerà la chiusura dell’esperienza quota 100 ma non solo. Infatti in scadenza il 31 dicembre prossimo ci vanno pure l’Ape sociale, Opzione donna e pure la Pace Contributiva. Per tutte e tre queste misure però si va verso la loro proroga.

SI tratta nei primi due casi di misure talmente particolari che dal punto di vista del costo per le casse dell’Inps la loro sostenibilità è ormai definita. Lo dimostra il fatto che da anni, ogni legge di Bilancio le proroga di 12 mesi.

La Pace Contributiva anche, perché si tratta di chiedere ai lavoratori di mettere mani alla tasca e riscattare periodi di assenza di contribuzione pagando un corrispettivo.

Pace Contributiva 2022?

Ed è sulla Pace Contributiva che si registra la volontà del governo di mettere a punto la misura che consente di recuperare alcuni anni privi di contributi per i lavoratori che hanno avuto carriere discontinue.

Si tratta di rendere utili alla pensione i periodi senza alcuna copertura di contribuzione figurativa o obbligatoria.

La misura già oggi attiva, permette ai lavoratori senza alcuna contribuzione al 31 dicembre 1995 e non già titolari di un trattamento pensionistico diretto, di pagare fino a 5 anni di contribuzione, per così dire volontaria (ma non si deve confondere con la prosecuzione volontaria che è uno strumento diverso), e riempire di altrettanti anni di contribuzione il proprio estratto conto.

Se la misura verrà prorogata, anche nel 2022 questi soggetti potranno riscattare i periodi non coperti da contributi, a prescindere dalla gestione Inps in cui si è versato, fino a massimo di 5 anni.

Il costo e la detrazione fiscale

L’interessato deve versare però un corrispettivo. Occorre applicare l’aliquota contributiva classica per i lavoratori subordinati, cioè quella al 33% della retribuzione lorda degli ultimi 12 mesi. Un primo aiuto per i lavoratori viene dal fatto che la misura consente anche al datore di lavoro di contribuire destinando i premi di risultato detassabili fino a 3 mila euro annui alla richiesta del lavoratore.

Il riscatto può essere anche parziale, perché non è necessario se non serve, riscattare per forza 5 anni. Inoltre il lavoratore potrà portare in detrazione dal reddito il 50% di quanto speso per il riscatto. Il tutto in 10 rate annuali di pari importo i 10 dichiarazioni dei redditi consecutive.

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