Pensioni: escono i nati nel 1957, bastano 64+20, ma con alcuni requisiti ulteriori

Mario nava
Uscire dal lavoro tre anni prima, a 64 anni e non a 67 è una delle ipotesi che si fanno per il post quota 100, ma è anche una concreta possibilità per i contributivi puri.
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La pensione a 62 anni con la quota 100 è una possibilità che presto scomparirà dal nostro ordinamento. Dal 1° gennaio 2022 la pensione a 62 anni con 38 di contributi, che sono le due soglie minime della quota 100, non ci sarà più. Per chi è nato nel 1960 la misura non sarà più fruibile così come per chi al 31 dicembre 2021 non ha completato i 38 anni di contribuzione.

Proprio i 38 anni di contribuzione sono il limite che taglia fuori una serie infinita di lavoratori, anche più grandi di età rispetto alla quota minima dei 62 anni.

Per il dopo quota 100 si pensa ad una misura che preveda una uscita a 64 anni di età. Una misura che sposta di due anni il limite anagrafico minimo previsto. Ma per questa misura l’idea sarebbe di limitarla a chi ha almeno 20 anni di contributi. Un determinante passo in avanti in termini di carriera.

Ma una misura che permette l’uscita già oggi con 64 anni di età e 20 di contributi esiste già, ma è destinata ai contributivi puri.

Pensione a 64 anni come post quota 100? Ecco le ultime

Tornando al post quota 100, si parla, come dicevamo, di una misura flessibile, magari penalizzante come calcolo dell’assegno, proprio a 64 anni di età e con 20 di contributi. Una misura neutra e libera per tutti, ma che dovrebbe prevedere il ricalcolo contributivo della pensione.

Per tutti quelli che sono nati nel 1957 e nel 1958, che non sono stati in grado di sfruttare la quota 100, perché non avevano completato i 38 anni di contribuzione, il 2022 potrebbe essere l’anno giusto se davvero questa misura comparirà nel sistema.

La pensione a 64 anni oggi si chiama anticipata contributiva

Il connubio tra la misura che qualcuno vorrebbe al posto di quota 100 e la pensione anticipata contributiva è evidente. In entrambi i casi l’uscita è a 64 anni di età. In entrambi i casi il minimo di contribuzione versata è di 20 anni. Ed in entrambi i casi (sempre che per la misura ipotizzata per il futuro, si decida di imporre il calcolo contributivo), la pensione è calcolata senza tener in alcun modo conto della parte retributiva se spettante.

Infatti per la misura ipotizzata, come scotto da pagare in funzione dell’anticipo ottenuto, potrebbe essere imposto il ricalcolo completamente contributivo della pensione. Per la pensione anticipata contributiva oggi in vigore invece il problema non sussiste, perché si tratta di una misura che tra i requisiti, oltre a quello dei 64 anni di età minima ed oltre a quello dei 20 anni di contribuzione altrettanto minima, necessita di una carriera iniziata dopo il 31 dicembre 1995. In pratica, occorre essere contributivi puri con calcolo della pensione, naturalmente, con il sistema contributivo. Ciò che potrebbe venire meno, altrimenti non sarebbe una misura davvero flessibile, è lo stop al vincolo che vuole la pensione erogata solo se pari o superiore a 1.288 euro al mese circa, cioè pari o superiore a 2,8 volte il trattamento minimo Inps.

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