Pensioni news: cosa succede dopo Quota 100

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Diverse ipotesi al vaglio per il superamento di Quota 100 e per evitare lo scalone di fine 2021. Sul piatto anche Quota 73.
pensione

La strada che porta al superamento di pensione Quota 100 è stata intrapresa, ma difficilmente il governo e le parti sociali arriveranno a una soluzione rapida. Tuttavia, se si vuole evitare la scalone, quindi la fine delle pensioni anticipate con almeno 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contribuzione, va trovata.

Infatti, senza una riforma delle pensioni, dal 1° gennaio 2022 si tornerebbe alla pensione di vecchiaia prevista dalla Legge Fornero, che prevede l’uscita dal lavoro a 67 anni con un’anzianità contributiva di almeno 20 anni. Quindi, cinque anni in più rispetto a Quota 100 e si potrebbe accedere alla pensionata anticipata a partire da 62 anni, solo per i lavoratori che hanno svolto mansioni usuranti.

Pensioni: Quota 102

Al momento, Quota 102 sembra rappresentare l’opzione più probabile per il superamento di Quota 100. In questo caso si potrebbe andare in pensione dal 2022 al compimento di 64 anni d’età (indicizzata alla aspettativa di vita) e con una contribuzione minima di 38 anni, di cui non più di 2 anni figurativi.

L’altra ipotesi di riforma delle pensioni, è costituita dalla divisione in due delle stesse: retributiva e contributiva. Come spiegato dal presidente dell’INPS Pasquale Tridico, si tratta di concedere a 62/63 anni l’uscita dal lavoro solo per la parte contributiva e poi di permettere l’accesso alla parte retributiva solo al compimento del 67° anno di età.

Per i lavoratori fragili, Tridico ipotizza un pensionamento flessibile e agevolato con una Quota abbastanza bassa. L’Opzione Donna potrebbe essere confermata diventando strutturale che consente alle madri lavoratrici di accedere alla pensione a 58 anni (59 anni per le autonome) con 35 anni di contributi. Ciò prevede il calcolo interamente contributivo dell’assegno.

La proposta sindacale

Per il superamento di Quota 100 i sindacati propendono per l’introduzione di Quota 41 che prevede 41 anni di contribuzione senza il requisito anagrafico. C’è poi da considerare Quota 92 che prevede 30 anni di contributi versati e 62 anni d’età per chi svolge lavori usuranti. In quest’ultimo caso, l’assegno subirebbe un taglio, forse troppo importante.

In ogni caso, i sindacati vorrebbero optare per un’uscita dal lavoro flessibile dai 62 anni in poi.

Quota 73

Un’altra idea per la riforma pensioni potrebbe essere rappresentata da Quota 73. In questo caso, sarebbe da stabilire la riduzione dell’assegno rispetto a quello previsto per la pensione di vecchiaia. Con questa opzione si avrebbe accesso alla pensione a 62/63 anni o con 41 anni di contributi versati. A questo si accompagnerebbe la richiesta di riconoscere la gravosità di alcuni lavori.

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