Pensioni subito con i requisiti vecchi, vantaggi evidenti per molti

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Pensioni subito ma con i vecchi requisiti del 2019? ecco chi può accedere con la vecchia età ma con più contributi.
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Quando nel 2012 entrò in vigore la riforma Fornero e le pensioni si allontanarono negli anni, guardarsi indietro ha iniziato a dare un senso di nostalgia. Misure migliori dal punto di vista dell’uscita diventavano fuori validità. E i governi successivi furono costretti ad intervenire in salvaguardia per alcuni lavoratori gravemente penalizzati. Erano nati gli esodati. Lavoratori che per colpa del drastico cambio del sistema voluto dal governo Monti, rimasero senza pensione e soprattutto senza lavoro. Perché avevano già preventivato l’uscita dal lavoro in “tempi non sospetti”. Con le salvaguardie esodati, si decise di concedere a determinati lavoratori di andare in pensione con i requisiti previgenti. Proprio per detonare la penalizzazione. Una premessa questa, per capire come alcune volte, per determinati lavoratori possono essere valide misure del passato. In alcuni casi come diritto ormai maturato. In altri casi, sfruttando norme di vantaggio a determinate condizioni.

Pensioni subito ma con i vecchi requisiti del 2019? ecco chi può

La cristallizzazione del diritto è un fattore importante per molti lavoratori. Uno strumento normativo fisso nel sistema pensioni nostrano, che evita, soprattutto in questi anni, di finire dentro ad un nuovo caso esodati. Chi ha maturato il diritto ad una determinata misura pensionistica infatti, non lo perde solo perché la misura in questione ha cessato di esistere. Questo per esempio è il caso di opzione donna, ma anche delle varie quota 100, quota 102 e adesso quota 103. Chi ha completato i 62 anni di età ed i 38 anni di contributi nel 2021, con quota 100 in funzione, la potrà usare pure quest’anno se non lo ha fatto nel 2021. Non servirà ripiegare su quota 103 quindi. E per opzione donna che oggi ha nei figli e in determinate platee, fattori determinati, c’è lo stesso discorso. Una lavoratrice dipendente senza figli, ancora assunta normalmente e senza invalidità propria o in famiglia, se ha completato 58 anni di età e 35 di contributi al 31 dicembre 2021, potrà uscire anche quest’anno. A prescindere che oggi servano due figli avuti o che bisognerebbe appartenere a categorie quali le invalide, le disoccupate o le caregivers.


In salvaguardia i lavori usuranti o i lavori gravosi, ecco perché


Sulle pensioni si applicano gli effetti dell’adeguamento all’aspettativa di vita ormai da anni. Tutto ha avuto inizio con la riforma Fornero. Con il Decreto del 6 dicembre 2011, a gennaio 2013 l’età pensionabile è salita di tre mesi. Prima si andava in pensione a 66 anni. Dopo tale data, a 66 anni e 3 mesi. Dal 2015 invece si è passati a 66 anni e 7 mesi per lo stesso motivo. Dal primo gennaio 2019 invece, tutti a 67 anni come età pensionabile. Ed è stato l’ultimo scatto visto che ancora oggi è proprio a 67 anni che è fissata l’età della pensione di vecchiaia. Ma c’è chi invece potrà ancora andare in pensione come prima del 2019, cioè a 66 anni e 7 mesi. Per questi lavoratori vale ancora la vecchia età pensionabile. Si tratta di chi rientra nei lavori usuranti o nei lavori gravosi. Chi svolge attività particolarmente logoranti, e che rientrano nella pensione usuranti, nell’Ape sociale (ma solo per le originarie 15 attività previste e non quelle a partire dal 2022) e nella Quota 41 per i precoci, può ancora andare in pensione con i requisiti previgenti. Va detto però che non bastano 20 anni di contributi come pensione di vecchiaia ordinaria prevede. Infatti ne servono 30.

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