La pensione rappresenta una delle tappe più importanti nella vita di un lavoratore. Tuttavia, per garantire che il calcolo dell’importo sia corretto e completo, è fondamentale conservare con cura alcuni documenti specifici durante l’intera vita lavorativa. In Italia, la normativa previdenziale richiede una documentazione accurata per eventuali verifiche e per l’accesso a prestazioni future. Scopriamo quali sono i documenti indispensabili e perché è importante conservarli.
Perché conservare i documenti lavorativi
Molti lavoratori sottovalutano l’importanza della documentazione accumulata durante la propria carriera. Tuttavia, errori nel calcolo dei contributi, periodi lavorativi non correttamente registrati o problemi di comunicazione tra datore di lavoro e INPS possono influire negativamente sull’importo della pensione. In questi casi, avere a disposizione i documenti giusti può fare la differenza.
In Italia, la verifica dei contributi può essere effettuata tramite il servizio online “Estratto Conto Contributivo” fornito dall’INPS. Tuttavia, in caso di discrepanze, è necessario esibire la documentazione originale per rettificare eventuali errori.
I documenti da conservare per andare in pensione
Ecco un elenco dei principali documenti che ogni lavoratore dovrebbe custodire con attenzione:
- buste paga;
- contratti di lavoro;
- Certificazioni Uniche (CU);
- estratti conto contributivi;
- documentazione relativa ai periodi di disoccupazione o cassa integrazione;
- ricevute dei versamenti volontari;
- certificati di servizio per i lavoratori pubblici.
Le buste paga attestano il reddito percepito e i contributi previdenziali versati. È consigliabile conservarle per tutta la durata della carriera lavorativa. In caso di contestazioni, rappresentano la prova concreta degli importi dichiarati e dei versamenti effettuati. Inoltre possono ritornare utili anche per provare eventuale lavoro notturno.
I contratti di lavoro specificano i dettagli del rapporto lavorativo, come la tipologia del contratto (tempo determinato, indeterminato, part-time, ecc.) e le condizioni economiche. Questo documento è utile per dimostrare periodi di lavoro non risultanti nei registri INPS.
Le CU, fornite annualmente dal datore di lavoro, riportano i redditi percepiti e i contributi versati. Questi documenti sono fondamentali anche per la dichiarazione dei redditi e per verificare i dati trasmessi all’INPS. In ogni caso, anche se si dovessero smarrire sono facilmente recuperabili dal portale dell’Agenzia delle Entrate.
L’INPS fornisce periodicamente un estratto conto contributivo, che riassume i contributi versati dal lavoratore. Controllare regolarmente questo documento e confrontarlo con le proprie buste paga aiuta a identificare eventuali errori. Non è necessario conservarlo, serve soltanto a fare ulteriori verifiche.
I periodi di disoccupazione o cassa integrazione possono influire sul calcolo della pensione. Pertanto, è essenziale conservare le comunicazioni e i documenti rilasciati dagli enti preposti, come l’INPS.
Se un lavoratore ha effettuato versamenti volontari per coprire periodi senza contribuzione obbligatoria, deve conservare tutte le ricevute come prova dei pagamenti effettuati nel caso i contributi in questione per errore non vengano accreditati dall’ente previdenziale.
I dipendenti pubblici devono conservare i certificati di servizio rilasciati dall’amministrazione di appartenenza. Questi documenti sono necessari per dimostrare l’effettivo periodo lavorativo.
Per quanto tempo conservare i documenti
In Italia, molti esperti consigliano di conservare i documenti legati alla carriera lavorativa per almeno 10 anni dopo il pensionamento. Tuttavia, per una maggiore sicurezza, è preferibile non disfarsi dei documenti in questione fino all’effettivo pensionamento.
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