Reddito di cittadinanza, cosa si rischia dopo le elezioni?

Luca
Come potrebbe essere modificato il reddito di cittadinanza dall’esito delle elezioni?
Reddito di cittadinanza 2022

Anche il reddito di cittadinanza potrebbe essere soggetto a cambiamenti in base a come andranno le elezioni di settembre. Gli strenui sostenitori del sussidio, infatti, al momento sembrano essere solo gli esponenti del Movimento 5 Stelli che lo reputano, addirittura, intoccabile. L’attuale crisi di governo, lo ricordiamo, è dovuta proprio ad un tentativo di modifica del sussidio contenuta nel decreto Aiuti bis.

Reddito di cittadinanza Cosa accadrà dopo le elezioni del 25 settembre e come potrebbe cambiare il sussidio in base ai partiti vincitori?

Reddito di cittadinanza dopo le elezioni

Il partito di Giuseppe Conte punta a rafforzare il reddito di cittadinanza ma gli altri schieramenti politici sembrano criticarlo apertamente e non ne vedono l’utilità. Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi puntano all’abolizione del sussidio. Una vittoria del centro destra, quindi, porterebbe il reddito di cittadinanza alla scomparsa totale.

 Ma vediamo come si esprimono i partiti nel proprio programma elettorale.

Come abbiamo detto per il M5S il reddito di cittadinanza vorrebbe rafforzarlo per renderlo più efficiente e soprattutto per riuscire a contrastare le frodi e i furbetti che ne approfittano.

Per Giorgia Meloni il sussidio va abolito visto che lo ha definito come “metadone di Stato”.  Matteo Salvini vorrebbe rivederlo e destinarlo solo a determinate fasce della popolazione.

Il centrodestra nel proprio programma elettorale parla genericamente di sostituire il Rdc con misure maggiormente efficaci, senza però elencarle o descriverle. FdI propone nuovi sussidi di solidarietà per chi ha Isee basso mentre per Forza Italia andrebbe ridotto il numero di chi lo percepisce per destinare le risorse all’innalzamento delle pensioni minime.

Il PD di Enrico Letta, propone di “ricalibrare il reddito di cittadinanza” per evitare le storture come “l’ingiustificata penalizzazione delle famiglie numerose e con figli minori”.

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