Riforma delle pensioni, 5 diverse misure tra le ipotesi, e piacciono tutte

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Ecco 5 misure che potrebbero tornare utili per la riforma delle pensioni.
pensioni anticipate

La riforma delle pensioni è una cosa su cui tutti contano. Ci conta il governo, che ha promesso interventi e che entro la fine della legislatura deve confermarle. Ma ci contano anche i sindacati, che vorrebbero un sistema meno ancorato alla riforma Fornero e più flessibile. Infine ci contano anche i lavoratori, e non potrebbe essere diversamente visto che se sarà possibile andare prima in pensione, tutti sarebbero più contenti. Ma quali sono le misure che maggiormente riuscirebbero a rendere felici tutti questi soggetti?

Riforma delle pensioni, quale sarà la misura principale del nuovo sistema pensionistico?

Se le promesse verranno mantenute, non sarà nel 2024 ma entro il 2026 la quota 41 per tutti diventerà una misura di pensionamento da poter utilizzare. Tutti in pensione senza limiti di età una volta raggiunti i 41 anni di contributi di cui 35 effettivi da lavoro, questo è il funzionamento previsto per la misura. Occorrerà vedere se si adotterà il metodo della pensione contributiva e quindi penalizzata o se la misura nascerà neutra.

Riforma delle pensioni, si parte da combinazione 60+35

Un’altra misura che trova tutti favorevoli, soprattutto i lavoratori è il ripristino di quota 96. Significa poter andare in pensione a 60 anni di età con l’aggiunta di 35 anni di contributi versati. Sempre arrivando a completare, usando le frazioni di anno, la quota 96. La misura cessata insieme alle pensioni di anzianità nel 2012, è di quelle che molti vorrebbero rimettere in pista.

La pensione flessibile con 20 anni di contributi per la riforma

Una misura che trova favorevoli e promotori i sindacati è la pensione flessibile con 20 anni di contributi. Infatti per chi ha carriere corte questa sarebbe la misura top per poter finalmente lasciare il lavoro prima dei 67 anni di età. Soprattutto se si parte dai 62 anni, che è l’età che i sindacati vorrebbero collegare a queste uscite flessibili con 20 anni di contributi.

Riforma delle pensioni con contributivo subito e retributivo dopo

pensioni

Un’altra misura che sarebbe una valida alternativa alle attuali regole è una pensione divisa in due quota, una contributiva a 62 anni ed una retributiva a 67 anni. Traendo spunto da una proposta del vecchio direttore dell’INPS Pasquale Tridico, a 62 anni con 20 di contributi i lavoratori dovrebbero poter andare in pensione accettando però il calcolo contributivo della pensione. Solo una volta giunti a 67 anni invece, la pensione verrebbe ricalcolata con il sistema retributivo. Una penalizzazione di assegno parziale quindi.

Il ritorno di quota 100 per la riforma delle pensioni, ma con quota pura

Una strada di cui non si parla, ma che trova parecchi sostenitori è un ritorno alla quota 100, ma rendendola pura nel senso che dovrebbe garantire il pensionamento sempre e non soltanto per chi ha 38 anni di contributi. In pratica la vecchia quota 100 consentiva il pensionamento solo a chi aveva raggiunto i 62 anni di età ed aveva completato i 38 anni di contributi. Invece con la versione pura come amano chiamarla i tecnici, potrebbero uscire a 63 anni quanti hanno accumulato 37 anni di contributi, a 64 anni quelli che ne hanno accumulato 36 e così via. Senza considerare poi che potrebbero andare in pensione anche quanti con 39 anni hanno completato i 61 anni di età, con 40 anni chi ne ha 60 ecc…

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