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Riforma pensioni 2023 2024, cosa bolle in pentola?

Annunciata la riforma pensioni 2023 che entrerà in vigore solo nel 2024. Primi tavoli di incontro già i primi di gennaio.

Già dal prossimo 19 gennaio potrebbero esserci novità in ambito previdenziale. Proprio per quella data è stato fissato il primo tavolo di incontro tra Governo e sindacati per discutere la prossima riforma pensioni 2023, che dovrebbe entrare in vigore nel 2024. L’obiettivo è quello di abbozzare nel giro di 6 o 8 mesi i provvedimenti strutturali che, gradualmente, poi, entreranno in vigore nel 2024.

Una partita per niente facile

Non si tratta di decisioni facili e questo il Governo già lo sa visto come le parti sociali hanno accolto gli interventi contenuti nella Legge di Bilancio.  Intanto la ministra Calderone detta le prime linee guida e annuncia uno stop agli scaloni previdenziali.

La Calderone annuncia che “Con le parti sociali sui tavoli specialistici già convocati si darà forma a una revisione del sistema pensionistico nel segno della solidarietà e della sostenibilità per le future generazioni”. Tutto questo con obiettivi già noti.

Primo obiettivo è quello di dire basta alle misure sperimentali e temporanee. E per questo serve un sistema di forme di pensionamento integrate che consenta di individuare l’accesso a forme pensionistiche più compatibili con le esigenze personali e sanitarie del lavoratore”. Il tutto senza incorrere negli odiati scaloni temuti nei precedenti anni.

Riforma pensioni 2023 per il 2024

Si parla di staffetta generazionale, con forme sostenibili di compartecipazione fra oneri a carico del datore di lavoro e dello Stato con esodo dei lavoratori più vicini alla pensione”. Questo anche per garantire l’entrata nel mondo del lavoro dei giovani. E andando ad intervenire anche sulle carriere discontinue e precarie di questi ultimi.

Ma quello che interessa maggiormente è come saranno le nuove pensioni. Visto che ormai con l’assegno pensionistico è sempre più difficile arrivare a fine mese ci sarà un rilancio della pensione integrativa. Che dovrà marciare di pari passo con quella obbligatoria. E a tal proposito si annuncia anche una sorta di anno zero per il TFR dei lavoratori dipendenti.

Non ci resta che attendere il primo tavolo di incontri per capire come evolverà il lavoro sulla riforma in questione.