Riforma pensioni: quota 41 per tutti con penalizzazioni, ma conviene?

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Si torna a parlare di riforma pensioni: la quota 41 per tutti con penalizzazioni sembra essere un’alternativa…ma conviene veramente? Facciamoci due conti.
riforma pensioni

Il tema riforma pensioni, ora che ci si avvia verso la primavera, è tornato caldo.

E ripartono le ipotesi di quella che potrebbe essere la misura che prenderà il posto della quota 103 alla sua scadenza. E di quella che potrebbe essere la riforma che permetta definitivamente il superamento della Legge Fornero.

Riforma pensioni 2023 2024.

Si è compreso, ormai, che l’unico modo di attuare una quota 41 per tutti è quello di prevederla con penalizzazioni, che siano un ricalcolo interamente contributivo o che siano in percentuale. Perchè, ovviamente, le casse dello stato, soprattutto in questo momento, non potrebbero finanziare la misura di anticipo senza incorrere in un ulteriore indebitamento.

Il ricalcolo contributivo è altamente penalizzante per chi ha molti anni di contributi versati prima del 1996 e nel 2024 chi può vantare almeno 41 anni di contributi, sicuramente ne ha versati molti prima del 1996 (senza considerare chi, disoccupato da qualche anno, può vantare più di 18 anni di contributi prima del 1996 e rientra, quindi, nel calcolo retributivo fino al 2011…).

In questo caso la penalizzazione si fa importante e quello che ci chiediamo è: converrebbe veramente una quota 41 per tutti con penalizzazioni? Piuttosto che accettare una penalizzazione sulla pensione, che in alcuni casi può prevedere un taglio dell’assegno spettante fino al 30%, non è meglio cercare un pensionamento alternativo?

Ovviamente i precoci che si trovano nella difficile situazione di essere senza lavoro a senza prospettive di trovarlo preferirebbero una quota 41 per tutti con penalizzazioni piuttosto che attendere non si sa quanti anni per poter accedere alla pensione di vecchiaia (visto che prospettive per arrivare ai contributi dell’anticipata non ce ne sono).

Ma a questo punto, piuttosto che accettare una decurtazione permanente sull’assegno pensionistico (che porterebbe alla perdita di migliaia di euro) non è meglio versare i contributi volontari che separano dalla pensione anticipata (che per chi ha raggiunto i 41 anni si tratterebbe di versare 1 anno e 10 mesi di contributi se uomini e solo 10 mesi di contributi se donne).

E’ pur vero che si parla di un onere che graverebbe sulle spalle dei lavoratori, ma è anche vero che in questo modo ci si garantirebbe una pensione senza penalizzazioni che, in alcuni casi, potrebbe avere un importo maggiorato anche di 5/600 euro al mese…Forse è il caso di vagliare le alternative prima di lasciare i soldi delle nostre pensioni nelle mani dello Stato e dell’INPS.

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