Sanatoria cartelle esattoriali: che fine faranno i debiti anno per anno dal 2000 al 2022

Mario nava
Tregua fiscale e rottamazione cartelle, le date ufficiali e cosa bisogna fare prima di presentare domanda all'ADER.

Per molte delle cartelle esattoriali degli italiani ecco che arriva la tanto attesa sanatoria. Qualcuno però resterà deluso, perché rispetto alla linea iniziale del Governo, qualcosa è cambiato. Non tutti i debiti verranno cancellati. Ma molti invece tra cancellazioni e rottamazioni, verranno finalmente sanati. Il metodo però è differente in base al debito maturato, al suo importo e alla data di affidamento al concessionario alla riscossione.

Sanatoria cartelle esattoriali 2023, la guida

Le cartelle relative ai tributi locali, per i quali è il Comune l’ente a cui sono dovuti, non finiranno nella cancellazione delle cartelle. Nonostante siano crediti di un Comune passati nelle mani dell’allora concessionario alla riscossione, cioè Equitalia. Infatti sembra praticamente certo che questi debiti finiranno in una sorta di stralcio, con l’abbattimento di sanzioni e interessi, ma che resteranno da pagare. “Un favore” fatto dal Governo ai Comuni, che sono soliti utilizzare questi crediti per il loro bilancio e per evitare default e dissesti finanziari. Le altre cartelle a carico di Equitalia già entro il 2015, ma che riguardano debiti con lo Stato e sui contributi previdenziali, saranno cancellati d’ufficio. Si tratta delle cartelle al di sotto dei 1.000 euro. Cartelle dal 2010 al 2015 cancellate d’ufficio quindi, per importo, tipologia di debito e ente che gode del credito in origine.

Rottamazione delle cartelle

Le cartelle che non finiscono nella cancellazione finiscono nella rottamazione. Si tratta del provvedimento gemello, perché riguarda le cartelle dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022. Anche in questo caso le date vanno interpretate come quelle a partire dalle quali un credito di un Ente, è passato all’agente della riscossione. Con la rottamazione le cartelle potranno essere scontate di sanzioni, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e pure degli aggi di riscossione. E potranno essere pagate in unica soluzione entro la scadenza del 31 luglio 2023. Ma è possibile anche pagare a rate, con la prima rata il 31 luglio 2023, la seconda il 30 novembre 2023 e poi 4 rate all’anno dal 2024 al 2027. In tutto 18 rate, con le prime due, le uniche del 2023, con cui il contribuente dovrà pagare il 20% del debito complessivo. Le altre, a scadenze fisse ogni trimestre (28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre), per gli anni 2024, 2025, 2026 e 2027.

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