Scivolo pensioni per statali: idea bella ma non ci sono soldi

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La pensione con lo scivolo per gli statali pure essendo un’idea molto bella è difficilmente realizzabile per il costo elevatissimo che avrebbe.
Brunetta

L’idea del ministro Renato Brunetta, come era prevedibile, ha riscosso il favore di tutti i dipendenti pubblici. La pensione 5 anni prima dell’anticipata o di quella di vecchiaia favorirebbe il ricambio generazionale ma bisogna fare i conti anche con un pò di numeri.

Pensione statali con scivolo

Ricambio generazionale assicurato e, anzi, Brunetta auspica che per ogni pensionato si assumano due giovani. Si, un’idea molto bella ma difficilmente realizzabile. Il perchè è presto detto.

La pensione con lo scivolo, se pensata ed attuata così come avviene oggi per i dipendenti privati, prevede che oltre al costo della pensione mensile fino al pensionamento di vecchiaia o a quello anticipato sia sostenuta dallo Stato insieme ai contributi che il dipendente avrebbe dovuto maturare, per non negargli il diritto di una pensione piena.

Mentre per il settore pubblico è praticabile l’idea perchè a sostenere la spesa in questione è l’azienda e per lo Stato non costa nulla, per i dipendenti pubblici l’anticipo sarebbe pagato con i soldi delle casse statali, già pesantemente in rosso.

E mentre per i dipendenti privati l’età della pensione si allunga (anche in vista della scadenza della quota 100) non è pensabile che per i dipendenti della PA si possa prevedere un pensionamento a 62 anni senza un paletto contributivo.

La quota 100, infatti, non viene rinnovata perchè troppo costosa (e ricordiamo che richiede 38 anni di contributi). Permettere ai dipendenti statali di accedere alla pensione a 62 anni (o anche prima nel caso della pensione anticipata) avrebbe un costo difficilmente sostenibile per l’Italia, anche se si pensasse di utilizzare per tale scopo i soldi del Recovery Plan (che, tra l’altro non sono destinati alla spesa previdenziale e questo impiego troverebbe la ferma opposizione dell’UE).

Indiscrezioni dell’INPS rivelano che fra personale scuola e sanità soltanto nel 2022 l’operazione coinvolgerebbe circa 300mila dipendenti pubblici a cui se ne aggiungerebbero altri 100mila da altre amministrazioni: una operazione costosissima, se si considera che stiamo parlando di un solo anno.

Anche se si volesse prevedere una penalizzazione con ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, come oggi avviene con l’opzione donna, non si riuscirebbe lo stesso a tamponare il costo dell’ondata di prepensionamenti cui si dovrebbe tenere conto.

La spesa del sistema previdenziale in Italia è già fuori controllo e ricordiamo, tra l’altro che le casse dello Stato sono state provate pesantemente dalla pandemia con cui ancora stiamo facendo i conti, e proprio per questo motivo l’idea di Brunetta, seppur dettata da buoni propositi, è difficilmente realizzabile.

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