Una volta si andava in piazza per la moda dei No Global. Oggi si va in piazza per dire no alla guerra. Si andò in piazza per la deriva autoritaria delle destre. Ci fu il fenomeno delle Sardine, nate soprattutto contro il pericolo Salvini. Si andò in piazza dopo l’attacco alla CGIL degli estremisti di destra. Minimo comune denominatore di queste manifestazioni? La sinistra, che le cavalca ogni volta ma sembra più per fini elettorali e di consenso che per altro. Anche perché è facile parlare di stop alla guerra e di pace in piazza. Oppure è facile parlare di rispondere ai dazi di Trump con il pugno duro. Accusare il governo di impreparazione di fronte ai dazi è semplice. Quello che manca alla fine delle giornate in piazza è la soluzione. Mai una volta che emerga a chiare lettere la linea di chi va in piazza a parlare alla folla attirata.
Tutti in piazza, manifestazioni ripetute e poi? Dazi, crisi economica e la politica come risponde?
Una volta c’erano i No Global, nati per contestare le politiche di globalizzazione che accettarono per esempio solo Rifondazione Comunista tra le entità politiche degne di firmare il loro documento. Erano i tempi di Fausto Bertinotti Segretario. Contestavano ciò che adesso rischia di mandare per aria Donald Trump. Cioè la globalizzazione. Oggi a sinistra, per esempio Nicola Fratoianni contesta i dazi, che minano l’economia globale e che colpiranno l’Italia. In un ventennio o più, cambiano le posizioni evidentemente. La sinistra è diventata per la globalizzazione evidentemente. Ma come si risponde con unione ai dazi di Trump? La linea della Meloni è sbagliata. Lo dicono a sinistra, lo dice la Schlein, lo dice Giuseppe Conte. Ma è il perché è sbagliata a non essere chiaro. Perché uno sbaglia se non segue i suggerimenti di chi magari ha una soluzione diversa ad un problema. Ma a sinistra la soluzione mica la danno. Rispondere a dazi con altri dazi? Possibile, usare il pugno duro contro Trump conviene. Ma se oggi proprio a sinistra lamentano che gli americani pagheranno di più le auto italiane o i vini italiani che arriveranno negli USA, con i dazi della UE contro gli States, non sarà mica che anche in Italia i cittadini pagheranno di più merci e prodotti americani?
Polemiche senza costrutto
La Meloni diceva di essere amica di Trump, ma è solo un rapporto di sottomissione il suo. Quante volte è uscita questa storia dalla bocca di noti esponenti della sinistra e di giornalisti di parte? La Meloni non va da Trump, ecco la prova che agli USA del rapporto amichevole non interessa nulla. Adesso che invece pare che la Premier il 16 volerà a Washington, ecco che non va bene comunque. Perché è il come ci va a destare perplessità. Va a nome dell’Italia o della UE? Nel primo caso a sinistra dicono che è sbagliatissimo trattare singolarmente un taglio dei dazi o la loro cancellazione. Chi ha autorizzato Meloni a trattare? Dovrebbe essere la UE a farlo. Ma noi diciamo, chi ha autorizzato Macron ad andare a Washington per la questione Ucraina quando a sinistra la visita del Premier francese fu guardata come una sorta di capolavoro da parte dei francesi? Ci sorge il dubbio che per mere questioni di ideologia politica, a sinistra sperano nel fallimento di qualsiasi cosa fa la Meloni. A discapito degli italiani naturalmente.
Meloni, Trump e cosa succede adesso
Lo disse Trump che in Italia abbiamo una Premier che a lui piace. Tanto è vero che la Meloni fu una delle poche leader ospitate all’insediamento di Trump. Ma era in settima fila, questo ciò che per esempio la firma di Repubblica Massimo Giannini disse durante le sue comparsate in TV, nei talk show dove lui va sempre, cioè su La7, dove l’unica cosa che è fissa è l’attacco sempre e comunque al governo.
La stessa cosa vale per la manifestazione contro la guerra di Giuseppe Conte e del Movimento 5 Stelle. Niente armi, bisogna spendere i soldi per sanità e scuola, o per il welfare italiano. Tutto lecito, anzi, tutto virtuoso naturalmente. Noi saremo la pace, questo ciò che ha detto Conte dal palco della manifestazione. Ma mica ha detto come. Ok, 800 miliardi in armi dalla UE sono troppi. Ma prima di tutto va detto che il riarmo a prescindere da ciò che è previsto dalla UE, andava comunque fatto. Se abbiamo dato armi all’Ucraina in questi tre anni, con il placet di tutti i partiti tranne che del Movimento 5 Stelle e forse di ADV, se li abbiamo dati già ai tempi del governo Draghi, vuol dire che le scorte sono diventate meno ricche. E vanno riempite naturalmente. Quando durante il primo mandato di Trump venne chiesto all’Italia di portare al 2% sul PIL la spesa militare, con tanto di acquisto di aerei ed armi, fu Conte a dire di sì e autorizzare la spesa. Il Movimento 5 Stelle è per la pace. Ok, tutto giusto, ma come la fai la pace? La risposta che ti danno è la diplomazia. Ma come si fa a far sedere al tavolo Putin che di diplomazia non ne vuol sentire parlare nemmeno con Trump?
Guerra, USA, dazi e tutti i problemi da risolvere tra polemiche spesso sterili
Sul rapporto Meloni-Trump o Meloni-Musk poi tutti a fare fronte comune. La Premier deve dire da che parte sta. O con la UE o con l’America. Ma cosa significa stare da una parte o dall’altra? Oggi la Premier fa l’equilibrista, e non va bene. Ma cosa dovrebbe fare? A sinistra non lo dicono. Dovrebbe mandare a quel Paese gli USA? Dovrebbe dichiarare una guerra commerciale agli States? A sinistra parlano come se i tedeschi ed i francesi fossero meglio degli USA. Come se in questi anni o in passato per esempio la Merkel faceva gli interessi italiani e non tedeschi. Per Giuseppe Conte sui dazi dovremmo aspettare le decisioni europee, sulla guerra la Meloni dovrebbe dire di no alle politiche europee. Sono le risposte che mancano. Le piazze vanno bene, ma sono le soluzioni che vanno trovate. Vantano anche la Spagna, con Sanchez che ha già promesso sussidi alle imprese per tamponare i danni dei dazi. Ma si può rispondere dando soldi in sussidi alle aziende? Siamo sicuri che sia la via giusta? La Spagna ha subito dato una risposta. Se chiedete a sinistra cosa ne pensano, sicuramente diranno che quel Premier è un fenomeno. Ma da che Mondo è Mondo, i sussidi alle aziende servono a queste per aumentare i profitti e non gli investimenti. Altrimenti a sinistra dovrebbero essere d’accordo con i soldi dati a Fiat prima, FCA poi e negli ultimi tempi a Stellantis. E dovrebbero portare i risultati dei sussidi Covid, perché anche all’epoca furono stanziati dei soldi dal Premier Conte per le aziende, che però non hanno certo salvaguardato l’occupazione.