Addio pensione, ecco chi rischia di perderla nel 2024

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Ecco perché spesso i pensionati possono finire con il dover restituire dei soldi di pensione all’INPS.
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Perdere la pensione che già si percepisce? può sembrare strano, ma ci sono casi che portano proprio a questa situazione. Infatti ci sono delle misure che anche se percepite normalmente dai contribuenti, rischiano di essere revocate per un banale errore fatto dallo stesso pensionato. Un errore dettato dalla scarsa conoscenza di queste misure.

Addio pensione, ecco chi rischia di perderla nel 2024

Chi è andato in pensione in passato con le quote, cioè la 103, 102 o 100, sa bene di cosa si parla. Infatti si tratta delle misure per quotisti che da sempre hanno dentro il loro apparato normativo dei vincoli e delle particolarità molto precise. Vige infatti il divieto di cumulare i redditi da lavoro con i redditi da pensione. In parole povere lo Stato ti concede la possibilità di andare in pensione, perché evidentemente non hai più voglia di lavorare. Evidente che venga meno il discorso dell’anticipo della pensione per chi invece continua a lavorare. Per la quota 103 anche nel 2024 non si deve continuare a lavorare, anche solo per pochi giorni o per pochi euro, altrimenti si rischia due volte. Si rischia la sospensione della pensione e la restituzione delle somme percepite in passato con la pensione stessa.

Anche l’Ape sociale con il divieto di cumulo

L’unica attività lavorativa che le regole consentono di svolgere per chi si trova a prendere una pensione che prevede il divieto di cumulo è quella di lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo. Nel 2024 anche l’Ape sociale si troverà nella medesima situazione della quota 103. Lo stesso divieto di cumulo vale anche per l’Anticipo pensionistico sociale. Chi commette questo errore, può dire addio alla pensione. Ma non solo, perché in base al mese in cui l’interessato risulta al lavoro, ci sarebbe da restituire la pensione percepita precedentemente. Ed a partire dal rateo del mese di gennaio dello stesso anno in cui il pensionato, sbagliando, ha deciso di tornare a lavorare.

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