Badante in nero fa vertenza? Ecco le cose che può richiedere

Mario nava
badante contenzioso

Un lavoratore in nero è quel lavoratore che presta servizio presso un datore di lavoro senza un regolare contratto. Si tratta di un illecito, perché la legge non lo consente. Nel settore domestico questa situazione è largamente diffusa, nonostante gli ultimi interventi normativi che hanno prodotto misure e strumenti utili all’emersione del nero e alla regolarizzazione dei lavoratori. Da tempo si sa che ogni 3 lavoratrici domestiche che prestano servizio presso le famiglie italiane, 2 sono in nero.

Il lavoro nero è pericoloso ed illecito e spesso è oggetto di vertenze da parte del lavoratore nei confronti del datore di lavoro, reo di detenere un dipendente senza le dovute tutele. Nella vertenza sono molte le cose che può arrivare a chiedere la badante o la colf alla famiglia che così si trova, oltre a dover pagare sanzioni collegate nello stretto alla illegalità della pratica di lavoro nero, anche a dover dare dei soldi al lavoratore.

Il lavoro nero in sintesi

Una badante o una colf in nero non è assicurata, lavoro senza una busta paga e riceve uno stipendio frutto di regole personalistiche e di mercato e non basato sul CCNL di riferimento. Tutte cose che il lavoratore un giorno potrebbe andare a rinfacciare al datore di lavoro, trascinandolo in sede sindacale per la conciliazione o davanti ad un giudice del lavoro per una vera e propria controversia sul lavoro.

Più si protrae il rapporto di lavoro illegale più potrebbero aumentare le richieste della badante e le cifre arriverebbero alla soglia di ipoteche sugli immobili e cose simili. Tra l’altro la prescrizione delle pretese di una badante detenuta in nero è piuttosto lunga nel senso che la lavoratrice ha 5 anni di tempo per poter intentare causa al datore di lavoro. E i 5 anni scattano dalla data di interruzione del rapporto di lavoro.

Cosa può chiedere la badante

Una badante in nero senza busta paga e pagata in contanti, può arrivare a richiedere ogni intera mensilità arretrata, perché deve essere il datore di lavoro a dimostrare di averla pagata anche se in nero. In questo caso, se la giustificazione del datore di lavoro è ritenuta valida, ci sarà se mai da dare indietro la differenza tra la retribuzione erogata e magari quella prevista dal CCNL, e addirittura con tanto di interessi.

La domestica poi può pretendere i contributi previdenziali mai versati perché il rapporto di lavoro era fantasma. Se invece il lavoratore si fa male sul posto di lavoro, può intentare causa contro il datore di lavoro che, sempre per via del lavoro nero, non ha pagato i premi Inail. E in questo caso deve essere proprio il datore di lavoro a pagare quanto avrebbe dovuto ricevere dall’Inail il lavoratore.

Ma le cose che una badante può chiedere sono molteplici, perché ci sarebbero i permessi, le ferie, gli straordinari, tutte cose che la domestica può rinfacciare di non aver mai sfruttato, anche se durante il rapporto di lavoro questi diritti li ha ricevuti. Sta sempre al datore di lavoro dimostrare che invece le cose erano diverse da quelle che espone la badante piuttosto che la colf.

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