Badante resta volontariamente a lavorare: niente straordinario

Mario nava
Lavorare più delle ore previste e non essere pagati è un incubo che diventa realtà nel settore domestico.
badanti

Nel mondo del lavoro ogni dipendente deve svolgere la sua attività per il numero di ore previste dal CCNL di riferimento. Ci sono occasioni però in cui il lavoratore è chiamato a svolgere ore di lavoro extra che in linea di massima dovrebbero essere pagate a parte rispetto al salario ordinario, con un istituto che si chiama lavoro straordinario.

Questa è la regola generale che riguarda tutti i settori lavorativi, anche il settore domestico. Ma come da tempo si sa, il settore domestico è un settore lavorativo alquanto particolare perché spesso la sede del lavoro di una colf e a maggior ragione di una badante, coincide con quella del datore di lavoro, che spesso è lo stesso anziano a cui la badante presta assistenza.

Andare a quantificare le ore di lavoro effettivamente svolte è esercizio azzardato in una situazione di rapporto di lavoro in regime di convivenza. E le stesse difficoltà si registrano inevitabilmente per il lavoro straordinario.

Se è difficile quantificare le reali ore di lavoro previste dal contratto, figuriamoci quelle relative al lavoro straordinario. E su questo argomento che una recente sentenza della Corte di Cassazione ha dato ragione ad un datore di lavoro asserendo in pratica che in quel caso specifico era la badante che di spontanea volontà lavorava più del previsto. Una sentenza che senza ombra di dubbio farà molto discutere.

Badante e lavoro straordinario, cosa ha deciso la Cassazione

Se il datore di lavoro chiede al lavoratore di restare a lavorare più delle ore previste dal CCNL e messe nero su bianco sul contratto di lavoro sottoscritto dalle parti, il lavoratore ha diritto ad un pagamento extra per le ore di lavoro straordinario. Ma se è il lavoratore a fermarsi sul luogo di lavoro (quindi a casa del datore di lavoro), non ha diritto a nessun emolumento in più.

A chi sta decidere se è il lavoratore che ha deciso di lavorare di più o se è il datore di lavoro ad aver chiesto lo straordinario alla badante? Una domanda che se prendiamo ad esempio, la sentenza della Cassazione di cui parlavamo in premessa, ha una risposta che da ragione al datore di lavoro.

In pratica, dal momento che la badante vive con l’anziano suo assistito, se resta in casa anche dopo l’orario di lavoro, come contratto di convivenza prevede, se chiamata a lavorare da esigenze impellenti dell’anziano, non avrebbe diritto allo straordinario.

Viene di fatto ribaltato un orientamento da tempo definito da Tribunali del lavoro che in materia lavoro della badante spesso ha dato ragione alla lavoratrice anche in materia di lavoro straordinario dal momento che in casa con l’anziano ci vive la badante e non i familiari dell’anziano che possono dire quello che vogliono, ma non sanno le reali esigenze avute dal loro caro nelle ore notturne per esempio.

La badante deve lavorare 10 ore al giorno non consecutive per un totale di 54 ore settimanali se in regime di convivenza. Se invece non c’è il regime di convivenza le ore sono 8 ore al giorno non consecutive per un totale di 40 ore settimanali distribuite su 5 oppure su 6 giorni. Questo ciò che prevede il CCNL di categoria che allo stesso tempo concede al datore di lavoro la facoltà di chiedere ore extra di lavoro alla lavoratrice, sempre che le ore in più non influiscano sul diritto sacrosanto al riposo giornaliero.

Ore di lavoro straordinario, la prova deve essere della badante

Ed il CCNL stabilisce che le ore che eccedono l’orario massimo previsto dal contratto nazionale, devono prevedere una maggiorazione della retribuzione.

Se il lavoro straordinario fa superare le 54 ore settimanali, lo straordinario deve essere pari al 25% della retribuzione globale qualora ricada tra le ore 6 e le ore 22 della giornata lavorativa. Se invece è svolto nelle ore restanti, cioè di notte, lo straordinario deve essere pari al 50% della retribuzione globale di fatto.

Se invece tale straordinario ricade nei festivi o nelle domeniche, occorre erogare una maggiorazione pari al 60% della retribuzione globale di fatto. In regime di convivenza queste sono le regole previste dal CCNL.

Ma come dicevamo, deve essere il datore di lavoro a chiedere le ore di lavoro in più. Secondo la Cassazione infatti, non si ha diritto a nulla se è la badante che volontariamente rimane di più a casa e in servizio. Il problema è quello prima esposto, cioè il dare la prova che è stato il datore di lavoro a chiedere le ore in più di servizio e non è stata la badante a scegliere volontariamente questa soluzione. Inoltre sulla badante ricade pure l’obbligo di provare che nelle ore trascorse in casa, anziché riposare, abbia lo stesso lavorato.

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