Badanti cattive? Ecco di cosa si lamentano i datori di lavoro

Mario nava
Se da un lato ci sono le badanti che lamentano condizioni di lavoro e stipendi non dignitosi, dall’altro ci sono i datori di lavoro che si lamentano delle lavoratrici.
Badante, lavorare e prendere la Naspi, ecco come si può fare e le varie soluzioni previste dalla normativa in vigore.

Stipendi bassi e orari estenuanti di lavoro sono alla base delle lamentele di molte lavoratrici del settore domestico, specialmente le badanti. Si dice che più si va avanti con gli anni e più si torna bambini e proprio il ruolo della badante è quello probabilmente più difficoltoso tra i vari profili di lavoratore domestico che frequentano le case degli italiani per lavorare.

Oltre che per problematiche di non autosufficienza, l’anziano non è certo un soggetto facile da assistere. E per le sue tante esigenze e i suoi “tanti capricci” che il lavoro della badante è una attività logorante, soprattutto per gli orari di lavoro che spesso vanno fuori dai massimi previsti dal Ccnl e dal contratto di lavoro privato sottoscritto tra le parti.

Ma rovesciando la medaglia, ci sono anche datori di lavoro che si lamentano dei comportamenti delle badanti. Sarà per lo stress, sarà che in ogni settore c’è il bravo lavoratore ed il cattivo lavoratore, fatto sta che dal sito di Adiura, associazione che opera nel Veneto e che fa incrociare domanda ed offerta di lavoro in questo particolare settore, esce fuori che esistono delle “badanti cattive”.

Di cosa si lamentano i datori di lavoro

I problemi fisiologici del settore lavorativo domestico è alla base di questo incrocio di problematiche e di incrocio di lamentele. Fino a pochi anni fa, probabilmente perché le badanti e le altre lavoratrici del settore domestico, erano all’oscuro dei loro diritti, le contestazioni reciproche erano minime e i rapporti di lavoro proseguivano pur se tra mille malumori e perplessità.

Adesso con le lavoratrici che sanno tutto e che sono a conoscenza dei loro diritti, e con i datori di lavoro che allo stesso modo, concedendo diritti, pretendono doveri, la situazione è spesso di scontro.

Lo dimostra l’alto numero di rapporti di lavoro che finiscono dinnanzi alla conciliazione sindacale se non addirittura dinnanzi al tribunale del lavoro. E in base a quanto si apprende dal Veneto, adesso sono i datori di lavoro che spesso si lamentano di comportamenti poco virtuosi o sopra le righe delle badanti.

Forse è la lontananza dagli affetti a rendere cattive le badanti?

Partendo dal presupposto che non si può fare di “tutta l’erba un fascio” e che ogni rapporto di lavoro ha le sue problematiche derivanti dalle parti in causa, alla base di questo ping pong di contestazioni sta senza dubbio il fatto che molte badanti sono assunte e costrette a lavorare in maniera non perfettamente legale.

Alzi la mano chi ha una badante che effettivamente riposa mezza giornata sabato e l’intera giornata la domenica. E sono poche quelle inquadrate a regola d’arte, cioè in linea con i minimi di stipendio imposti dal CCNL. E non parliamo di lavoro nero, ma di lavoratrici assunte in quella forma di lavoro che viene definito grigio. Testimonianze di umiliazioni e di pseudo maltrattamenti ce ne sono a iosa.

Ma è anche vero che ci sono badanti che probabilmente a causa dello stress e delle condizioni di lavoro, o perché hanno lasciato la propria anziana madre nel loro Paese di origine e adesso sono costrette ad assistere una anziana che non conoscono, maltrattano gli anziani o non sono così attente come il ruolo dovrebbe essere.

Per questo spesso le badanti rivendicano i loro diritti, ma tralasciano i loro doveri. Pare che non siano poche le denunce da parte delle famiglie, di comportamenti scorretti delle lavoratrici, che lasciano il lavoro improvvisamente, che lasciano a casa l’anziano perché considerano inviolabile il loro riposo o che non prestano assistenza all’anziano che chiede aiuto improvvisamente perché è fuori servizio.

Situazioni delicate queste con lo Stato che latita dal momento che non viene incontro, se non fosse per quelle detrazioni sul lavoro domestico previste nelle dichiarazioni dei redditi, che non coprono tutta la sfera delle famiglie che necessitano di una badante, perché si tratta per lo più di soggetti incapienti.

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