Badanti e colf: stipendio straniere inferiore a quello delle italiane? Le differenze e cosa accade in altri settori

Mario nava
Esistono differenze di retribuzione tra lavoratori stranieri e lavoratori italiani.
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Il settore domestico è un settore regolamentato da un documento collettivo con tutte le regole che devono essere rispettate in materia rapporto di lavoro. Tutte le regole, dagli orari di lavoro ai permessi, dai riposi allo stipendio.

Ma non sempre nel settore, queste regole vengono rispettate. E così si passa da lavoratori completamente in nero, cioè senza alcun contratto di lavoro, a lavoratori nell’orbita del lavoro grigio, cioè assunti regolarmente, ma con livello di inquadramento non corretto, con mansioni scritte non corrispondenti con quelle effettivamente svolte, con orari di lavoro inferiori a quelli effettuati e così via.

Nel settore domestico però sono tante le cose che effettivamente funzionano in maniera alquanto particolare, perché esistono differenze sostanziali tra stipendio degli addetti di nazionalità italiana e stipendio degli stranieri. E a dire il vero gli stranieri sono numericamente di più degli italiani quelli che lavorano nel settore domestico. Allo stesso modo la stragrande maggioranza degli addetti è donna.

Ecco alcuni dati che mettono in luce differenze di retribuzione piuttosto marcate tra italiani e stranieri come emergono dal consueto “Dossier statistico sull’immigrazione”.

Agli stranieri il 23% in meno che agli italiani

Secondo il Dossier statistico sull’immigrazione 2020, curato dal Centro Studi e ricerche IDOS, in media un lavoratore straniero in Italia guadagna il 23,5% in meno di un collega di nazionalità italiana. Infatti mentre per i lavoratori stranieri la media della retribuzione mensile è pari a 1.077 euro, per un italiano arriva a 1.408.

Perché questa differenza è davvero un mistero, dal momento che non esiste CCNL che presenta differenze di retribuzione in base al genere o alla nazionalità del lavoratore.

Dalle statistiche sembra che l’unico settore dove questa differenza non c’è è quello delle badanti e delle colf, dove per anno di lavoro una straniera percepisce addirittura di più di una italiana, rispettivamente 8.374 e 7.364 euro.

In questo caso probabilmente è il regime di convivenza a fare la differenza, dal momento che una colf o una badante italiana, in genere lavora al domicilio della famiglia che l’ha assunta, ma non dorme e vive nello stesso posto in cui lavora, al contrario della straniera che spesso è in regime di convivenza, lavorando di più e per più ore.

Le donne domestiche sono l’88,7% del totale degli addetti del settore

Sempre in base ai dati statistici IDOS, l’88,7% del totale dei lavoratori domestici è donna. E in totale per quanto riguarda le donne straniere che lavorano in Italia, circa la metà sono badanti, colf, baby sitter o altre lavoratrici del settore domestico.

Resta il fatto che restando nel perimetro delle lavoratrici, le straniere guadagnano in media in Italia, 894 euro al mese, il 28,2% in meno delle lavoratrici italiane che guadagnano 1.245 euro al mese e il 17% in meno dei colleghi maschi stranieri che guadagnano 1.046 euro al mese in media.

Un altro dato interessante è che i lavoratori extracomunitari sono assunti in media per più ore di lavoro. Un dato interessante perché nasconde il problema del lavoro grigio a cui accennavamo in premessa. Per avere il permesso di soggiorno senza il quale lavorare in nero sarebbe il danno meno grave di tutta la situazione, visto che si tratterebbe di un irregolare a 360 gradi, anche come semplice presenza in Italia, l’extracomunitario deve essere assunto per le ore di lavoro minime previste dal CCNL.

Difficile dribblare questo obbligo come invece spesso accade per le lavoratrici comunitarie, che magari sono impegnate tutto il giorno come badanti ma vengono assunte ufficialmente per poche ore di lavoro a settimana.

L’elevato costo del lavoro in Italia è alla base di questi sotterfugi e trucchi che spesso adottano i datori di lavoro dal momento che se è vero che su 2 milioni di domestici solo più o meno 800.000 sono in regola come contratto e che di questi 800.000, solo 4 su 10 hanno contratti in linea con il CCNL.  

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