La decadenza delle cartelle esattoriali è un concetto fondamentale per chi ha ricevuto una richiesta di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Capire cosa comporta e quando si verifica permette al contribuente di tutelarsi, risparmiando su somme che, per legge, non sono più dovute.
Ma cosa si intende per decadenza? E soprattutto: quali sono i tempi da rispettare per farla valere?
Cos’è la decadenza di una cartella esattoriale
La decadenza è un limite temporale entro il quale l’amministrazione finanziaria deve notificare la cartella esattoriale al contribuente. Se questo termine non viene rispettato, l’atto perde efficacia e non può più essere legalmente preteso.
È diverso dalla prescrizione, che riguarda invece il diritto dell’ente di riscuotere l’importo richiesto. Mentre la prescrizione può essere interrotta (es. con un sollecito), la decadenza è definitiva e non prorogabile: una volta decorso il termine, l’ente perde ogni diritto a notificare la cartella.
I termini di decadenza per la notifica della cartella
I termini di decadenza variano a seconda della natura del tributo:
- IRPEF, IVA e altre imposte erariali:
l’Agenzia delle Entrate deve notificare la cartella entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui è stato presentato il modello Redditi (o 730) o a quello di liquidazione d’ufficio; - IMU, TARI e tributi locali:
la decadenza è di 5 anni dalla violazione, secondo quanto stabilito dall’art. 1, comma 161, della legge 296/2006; - Bollo auto:
la cartella va notificata entro 3 anni dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui la tassa era dovuta; - Multe stradali:
la cartella deve essere notificata entro 2 anni dalla trasmissione del ruolo.
Cosa succede se la cartella è notificata oltre i termini
Se la cartella esattoriale viene notificata dopo il termine di decadenza, il contribuente può far valere l’illegittimità dell’atto e ottenere l’annullamento del debito. I passaggi possibili sono:
- Istanza di autotutela: si può chiedere direttamente all’ente impositore di annullare la cartella per decadenza;
- Ricorso al Tribunale tributario: se l’ente rifiuta l’autotutela, è possibile presentare ricorso entro 60 giorni dalla notifica della cartella;
- Ingiunzione di pagamento o pignoramento: anche in caso di azioni esecutive, si può sollevare l’eccezione di decadenza, dimostrando che la cartella è stata notificata fuori termine.
Far valere la decadenza di una cartella esattoriale porta con sé vantaggi concreti:
- Annullamento totale del debito: l’importo richiesto non è più esigibile, incluse sanzioni e interessi;
- Blocco delle azioni esecutive: se l’ente stava procedendo con pignoramenti o fermi amministrativi, si può chiedere l’immediata sospensione;
- Tutela patrimoniale: evitare pagamenti indebiti protegge i beni e le risorse economiche del contribuente.
Per verificare se una cartella è decaduta, bisogna controllare:
- l’anno di riferimento del tributo;
- la data della notifica della cartella;
- il tipo di tributo contestato (locale, erariale, automobilistico);
- eventuali atti interruttivi (es. solleciti, accertamenti precedenti).
In caso di dubbi, è consigliabile rivolgersi a un professionista o a un’associazione dei consumatori per assistenza.